Rayon X

Cie Karine Saporta

25 Maggio 2015 21:00

Stazione Leopolda di Firenze | IT


INFO


Rayon X nasce da una condivisione d’interesse per un ambito dell’espressione danzata, solitamente negletto dalla cultura ufficiale, legato a quelle forme di repertorio “leggero”, in cui il desiderio e l’eros sono al centro della visione, che oggi si ripropongono con la nuova stagione del Burlesque.
Nel 2009 Karine Saporta firma a Parigi – nel suo spazio Le Dansoir di fronte alla Bibliothèque Mitterand, sulle rive della Senna, in uno spazio che allude anche nella sua struttura architettonica al mondo del music hall – La Maison Chéri-Chérie: “Alla sua maniera, risolutamente contemporanea, Karine Saporta si appropria qui dei codici dello spettacolo erotico per sfasarli… Lungi dalle desuete piume e paillettes del Music-hall, la coreografa evoca comunque a tratti e con delizia l’eredità delle “effeuilleuses” (spogliarelliste) dei primi ‘900 e moltiplica con sapienza gli ammiccamenti che una volta mandavano in estasi tutta la Parigi assetata di piacere. Ma non tutto lo spettacolo si basa sulle ludiche evocazioni della danza erotica, lavora senza tregua sul sovvertimento, passando dall’inverosimile spettacolare al verosimile umano troppo umano.”

RAYON X
In un negozio che vende articoli erotici, una signora continua ossessivamente a tornare sui propri passi, relazionandosi con un commesso che vuole venderle articoli che dovrebbero farla star meglio, o anche rivelarla a se stessa. Una riflessione ironica su eros e gender, sulle punte di una coreografia che si presenta per quadri.

Il titolo dichiara fino dall’inizio una dimensione che vuole essere ironica e precisa a un tempo.
Il senso più esatto del termine è infatti quello di reparto per adulti, luogo in cui si possono acquistare tutte le più incredibili fantasie dell’immaginazione. La scenografia allude infatti a un sexy shop e la relazione che si instaura, è quella tra una cliente, ansiosa e onirica, e un commesso che giocano a vendere e rivendere le proprie visioni del corpo, in un tripudio di ricchi premi e cotillons.
Dodici situazioni legate a sogni, visioni, rappresentazioni e stereotipi, allegramente messi in discussione. Il materiale su cui si misura la creazione è in primo luogo quello del music-hall, della rivista, del cabaret: forme d’arte scenica, brevi, spesso brevissime, basate sulla struttura del “numero”. Momento di teatro apparentemente concluso in sé stesso, che si lega a quelli che precedono e a quelli che seguono, stabilendo però una tensione tra differenti momenti della creazione, in cui risuonano echi dei lavori di Josephine Baker, Mistinguett e Tempest Storm.
Se da una parte il luccichio delle paillettes ha accompagnato lo spettacolo leggero da inizio secolo ad oggi, facendo brillare le sue protagoniste a simbolo femminile di vanità e splendore, dall’altra ha consolidato la propria essenza popolare da intrattenimento tout court, portando la figura femminile alla sua massima volgarizzazione. In questo senso agisce come punto di riferimento del pensiero scenico il celebre testo estremo di Valerie Solanas, SCUM, in cui, con lucidità tremenda, la scrittrice americana nota soprattutto per il clamoroso tentato omicidio di Andy Warhol, analizzava all’indomani del ’68 in termini di terribile chiaroveggenza la relazione uomo-donna. Un lavoro, quindi, sospeso tra il divertimento di antiche situazioni di intrattenimento e lo scarto di una riflessione aguzza sulla rappresentazione del corpo oggi.
La femminilità esposta, erotizzata, è sempre soggetta ad essere oltraggio ed indecenza, come nei salotti parigini di inizio novecento e comunque secondo la cultura ufficiale allora contemporanea.
Se il desiderio parte dalla seduzione, la seduzione è una forza interiore, individuale, che si muove sul filo del rasoio, sull’abisso della natura, tra le pieghe di una camicetta, nell’affiorare di un sorriso, nel movimento di un piede, nel lampeggiare dell’incavo di un’ascella.

 

coreografia/regia: Karine Saporta
interpreti: Ginette Dunò, Simone Faloppa
scenografia: Jean Bauer
direzione tecnica: Saverio Cona
costumi: Charlotte Winter
in collaborazione con Laura Dondoli
realizzazione scenografica: Adriano Pernigotti
coproduzioni/collaborazioni: Compagnia Karine Saporta, Fondazione Fabbrica Europa, Contemporanea Festival-Teatro Metastasio Prato, FranceDanse Festival, Fondazione Nuovi Mecenati, Istituto francese di Firenze, Ambasciata di Francia

 

 

 

 

 

 

 

 

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