May 28, 2011 21:00
Stazione Leopolda di Firenze | IT
Gli sbarchi di profughi dall’Africa sulle nostre coste e le contrastanti posizioni espresse dalla politica su una questione cocente che già caratterizza fortemente il terzo millennio, inducono Giancarlo Cauteruccio a una duplice identificazione: come emigrante, trasferitosi da oltre trent’anni dalla Calabria in Toscana, e come clandestino di fatto, così come ogni artista dovrebbe essere, rispondendo alla necessità di farsi straniero, per diffondere visioni non convenzionali della realtà.
Colpito dalla gravità dell’emergenza, dalle problematiche di coscienza sociale e dalla testimonianza di civiltà che la Regione Toscana sta dando (tale da essere diventata modello per gli interventi sul piano nazionale), il regista avverte con forza l’esigenza che anche il teatro e l’arte si confrontino con questa nuova criticità. Nasce così, da una collaborazione con Fabbrica Europa e al momento con l’ARCI Toscana, l’idea della performance in cui protagonisti saranno circa cento profughi provenienti dall’Africa e ospitati in vari centri di accoglienza dislocati nel territorio regionale. Cauteruccio è convinto che l’arte debba scaturire dalla ricerca di un senso profondo, sia esso estetico, poetico o linguistico; così del resto ha sempre operato nel suo percorso, senza sottrarsi alle possibilità aperte dalla poesia, dallo sguardo, dal corpo, inoltrandosi anche in nuovi territori di analisi dei fenomeni contemporanei.
Da qui scaturisce Clan+Destini, sintetizzando nel titolo la sensibilità di una condizione condivisa e eliminando la sfumatura di illegalità contenuta nella parola; puntando invece l’accento su Destini, i Destini di questi migranti di oggi, Destini che dobbiamo imparare a sentire vicini.
Il massiccio flusso di informazioni e le immagini a getto continuo dei media avvicinano e nello stesso tempo rendono remote queste vicende umane. Nella pletora di messaggi sempre di più i cittadini si sentono soli e spesso confusi. E viene in soccorso l’arte, qui nelle forme della poesia e consola ritrovare i versi profetizzanti di Pier Paolo Pasolini.
La poesia e l’arte in genere amplificano nel tempo ciò che la globalizzazione amplifica nello spazio, sgorga l’urgenza del confronto, del dialogo, dell’incontro con questi uomini che abbandonano la patria, inseguendo un’idea di libertà, di dignità e di vita migliore. Col desiderio di addentrarsi nella Storia e nelle storie personali, Cauteruccio crea nella performance attraverso questi “testimoni” giovani e forti una tessitura di sguardi e una liturgia di corpi. Utilizza i versi di Derek Walcott e Roberto Carifi e stralci dal Pasolini del 1964 mentre i profughi costituiscono un drappello di avanguardia di accesso al terzo millennio. Clandestini si offrono al pubblico, come presenza simbolica e come dirompente presenza fisica: la scena diventa il loro litorale di approdo. Tra momenti di vibrante denuncia e di lirismo, Clan+Destini restituirà la bellezza e la forza dei luoghi di partenza dei migranti, carichi di storia, tradizioni affascinanti, paesaggi, musica e bellezza.