7 Luglio 2017 22:00
Rocca di Montestaffoli a San Gimignano | IT
Teho Teardo, musicista e compositore, si confronta con il pittore, fotografo e regista statunitense Man Ray, esponente del Dadaismo, morto nel 1976 a Parigi.
Il progetto, uscito su Specula Records, consiste nelle musiche originali composte da Teardo per i film di Man Ray “Le retour à la raison”, “L’étoile de mer” e “Emak Bakia”.
Il concerto prevede anche la partecipazione di una vera e propria orchestra di chitarristi e bassisti che eseguirà, in un crescendo dal forte impatto emotivo, una composizione in Do# minore.
Le retour à la raison (1923)
Primo film di Man Ray, è un cortometraggio di circa tre minuti, proiettato per la prima volta al Teatro Michel di Parigi il 6 luglio 1923 durante gli eventi pomeridiani di “Cœur à Barbe”. In questo film Man Ray utilizza la tecnica della “rayografia”, che prende il nome proprio dall’artista e consiste nell’esporre oggetti a contatto con un materiale sensibile come la carta fotografica. Sullo schermo si vedono così scorrere oggetti di uso comune, come molle e chiodi, mostrati attraverso giochi di luci e ombre, ma anche il nudo di Kiki de Montparnasse, musa-modella in molte opere dell’artista e spesso presente anche nei lavori di altri dadaisti e surrealisti. Il film fu elaborato in una sola notte, incollando in modo casuale alcuni spezzoni di pellicola e aggiungendo successivamente delle riprese, girate per prolungare la proiezione. L’idea era quella di assecondare lo spirito giocoso e dissacratorio degli artisti Dada, fatto di improvvisazione, assemblaggio e immaginazione.
L’étoile de mer (1928)
Il titolo allude a una stella marina che rappresenta probabilmente l’idea di una bellezza ideale paragonata alla perfezione della donna. Con questo film Man Ray crea un cinema di puro lirismo, composto esclusivamente da immagini. Le didascalie contengono spesso giochi di parole, in puro stile dadaista. La storia è vista, in tutti i momenti fondamentali, attraverso un vetro smerigliato che non fa percepire con chiarezza allo spettatore cosa accade, frustrando il suo desiderio di conoscenza e portandolo a concludere che la comprensione è spesso al di là delle nostre possibilità.
Emak Bakia (1926)
Oltre alla rayografia in questo film l’artista utilizza le tecniche dell’esposizione multipla e dell’effetto flou. “Emak Bakia” è un susseguirsi di forme geometriche, volti e immagini accostati casualmente in quanto considerati oggetti completamente indipendenti. Man Ray definì questo film un “cinepoema”.