15 Maggio 2010 21:00
Il 2009 ha segnato il primo “ritorno a casa” coreografico di Shen Wei e della sua compagnia, che con Part III: Silk Road svela il cosiddetto “gioiello della corona” di Re-Triptych.
Part III segue il successo internazionale di Part I (Tibet) e II (Angkor Wat), completando l’appassionato omaggio di Shen Wei all’Oriente dopo quasi quattordici anni di lontananza. In uno stile cosmopolita, Triptych esplora la complessità religiosa, culturale e geografica di ogni regione trattata, attraverso un vocabolario coreografico e visivo intensamente personale e profondamente moderno.
Part I: Tibet (2006)
coreografia: Shen Wei
musica: canti tradizionali tibetani
luci: Jennifer Tipton
scene e costumi: Shen Wei
canto: Ani Choying Dolma
Part I è una danza profondamente personale e spirituale, che si snoda sulle note dei canti tradizionali tibetani, interpretati dal monaco in esilio Ani Choying Dolma, e su coloratissimi frammenti di un Mandala che ricopre l’intero palcoscenico. Nei movimenti coreografici si riconosce l’influenza di alcuni elementi tipici della cultura e della geografia della steppa tibetana come l’insufficienza d’ossigeno e la sensazione di ridotta forza di gravità.
Riferendosi a Part I il Boston Globe parla di uno spazio in cui “la purezza e il nirvana diventano un tutt’uno”, mentre John Rockwell scrive sul New York Times che “la danza è brillante, e i motivi energicamente travolgenti”.
Part II: Angkor Wat, Cambogia (2007)
coreografia: Shen Wei
luci: Jennifer Tipton
scene e costumi: Shen Wei
musica: John Tavener, Tears of the Angels,
musica tradizionale cambogiana
registrazioni originali di Shen Wei
suoni e immagini registrati
a Angor Wat: Shen Wei
Part II è un lavoro su ampia scala che combina due degli stili caratteristici di Shen Wei: tableaux vivants e transference. Influenzato dagli studi di Shen Wei sulle danze tradizionali cambogiane, dalla particolarissima formazione degli alberi di banano a Angkor Wat, dai segni buddisti e induisti impressi sui muri ai tempi dell’antico impero, Part II è “un lavoro la cui bellezza è di un’unicità tale da lasciare il pubblico letteralmente senza fiato” (Le Devoir). L’opera mostra il surrealismo caratteristico di Shen Wei: figure ultraterrene che invocano gli intricati e misteriosi fregi dei muri di Angor Wat, suoni che provengono da templi dispersi e dimenticati nella vastità della giungla, registrati direttamente in loco.
Part III: The New Silk Road (2009)
coreografia: Shen Wei
luci: Jennifer Tipton
scene e costumi: Shen Wei
musica: David Lang
immagini: Shen Wei
Enfatizzando la varietà di linguaggi, culture e tradizioni religiose che caratterizzano la Cina, Part III le attribuisce il ruolo di arbitro, passato e futuro, di tendenze, idee e popoli.
Più che guardare al passato, Shen Wei scopre nella Via della Seta la chiave per esplorare il futuro coinvolgimento del paese nella politica, nel commercio e nella cultura globale.
Nel tipico stile interdisciplinare di Shen Wei, che vede mescolate la danza moderna a elementi presi dal teatro, dalle arti visive, dall’Opera Cinese, dalla filosofia e dall’architettura, Part III è il più ampio e dinamico dei tre lavori, ed utilizza immagini, suoni e altri elementi provenienti sia dall’antica Via della Seta che dalla iper-moderna realtà cinese.
L’unicità del movimento di Re-Part III, virtuoso, vibrante, elettrizzante, è data proprio da questo dialogo tra passato e futuro, ispirato sia dalle immagini e dalle impressioni suscitate dall’antica Via della Seta, sia dall’esperienza di Shen Wei alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi del 2008 nella radicalmente trasformata Pechino.