5 Luglio 2018 19:00
Piazza della Cisterna – Piazza Duomo – Piazza delle Erbe
presentazione site specific
Le danze di Uccidiamo il chiaro di luna di Silvana Barbarini decollarono alla Scuola Paolo Grassi, nel 1997, per l’allora Atelier e oggi Corso di Teatrodanza.
Silvana Barbarini è stata allieva di Giannina Censi, l’unica danzatrice futurista scoperta da Filippo Tommaso Marinetti, quando, appena sedicenne, danzava i versi del poeta comasco Escodamè e del “parolibero” Gioia e nel 1931 la Sinfonia aerea del compositore Pick Mangiagalli. In lei – ex ballerina sulle punte, stanca dell’Accademia – Marinetti intravvide subito l’ideale corpo della sua Danza dell’aviatrice, uno dei tre mini-balletti inseriti nel Manifesto della danza futurista (1917).
Nel novembre 1931, durante l’inaugurazione della Mostra di aeropittura e scenografia futurista alla Galleria Lino Pesaro di Milano, la Censi si esibì in un alluminico costume “balneare futurista”, firmato da Enrico Prampolini, mentre, dietro le quinte Marinetti declamava il suo A mille metri su Adrianopoli bombardata e Serie di seconde parti di immagini aviatorie. Fu uno shock per il pubblico e per la critica che reagirono lanciando ortaggi e improperi, e l’aerodanza, idea originalissima del Futurismo, non ebbe seguito se non nel 1979 allorché la Barbarini, con Alessandra Manari (altra giovanissima allieva della Censi) decisero di ricomporre liberamente l’esperienza della loro insegnante, sotto i suoi occhi vigili. Nacque un evento importante nella storia della danza contemporanea italiana: SiioVlummia-Torrente. Da allora una serie di nuovi spettacoli neofuturisti, ispirati a materiali storici di poeti, artisti visivi e musicisti del movimento marinettiano, furono allestiti ancora dalla Barbarini.