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3 settembre 2022 21:00
Ci muoviamo dal piano A al B, al C, al D.
Mentre tutto è in sospeso, fingiamo, simuliamo, proviamo ad andare avanti e ad accontentarci. Mentre riconsideriamo il passato, che è il nostro punto di riferimento, immaginiamo il futuro che ci vedrà di nuovo qui, tutti insieme. Collaboriamo a distanza e allestiamo gli spazi in cui un giorno potrebbero apparire gli artisti che in questo momento sono assenti.
Entriamo e usciamo, ci concentriamo sullo spazio oltre il visibile. Sui mondi sotto la superficie sulla quale camminiamo. Sui paesaggi sotto i nostri piedi. Sugli strati che sono al di là di ciò che si mostra.
Oggi il presente si presenta come una sfida, come un altro spazio nel quale e con il quale lavorare, uno spazio diverso, dove possiamo interrogarci, infiltrarci, adattarci e spostarci lievemente, dall’interno all’esterno.
In gone here (yet) to come lo spazio diventa una tela su cui proiettare altre realtà. La performance plasma e scolpisce lo spazio e l’aria al suo interno. Trasforma il tempo. Mette in luce quello sta all’esterno: margini, bordi, ciò che filtra attraverso le crepe, varchi. Scavando sempre più in profondità, nello spazio e nel tempo del teatro, gone here (yet) to come porta alla luce memorie perdute, accompagnandoci in un viaggio alla scoperta di altre versioni o dimensioni del mondo.
Heine Avdal (Norvegia) è attivo nel campo della danza contemporanea, della performance, del video e delle arti visive. Nelle sue creazioni si interroga su come le consuetudini influenzino il modo in cui sperimentiamo e ci muoviamo negli spazi pubblici e privati. Partendo dai preconcetti più comuni e dalle convenzioni sull’uso e la fruizione dello spazio, Avdal ricerca, attraverso manipolazioni o lievi spostamenti, intersezioni inedite tra le diverse componenti spaziali.
Yukiko Shinozaki (Giappone) è coreografa e danzatrice. Il suo lavoro si incentra sulle complessità interne e sulle contraddizioni del corpo. Nel suo vocabolario gestuale il processo di trasformazione assume un ruolo centrale: attraverso sottili variazioni e rielaborazioni, le azioni più familiari si modificano lentamente dando vita a paesaggi insoliti.
concept e direzione: Heine Avdal, Yukiko Shinozaki
creato e interpretato da Heine Avdal, Tale Dolven, Krisjanis Sants, Yukiko Shinozaki, Oleg Soulimenko
e creato con Anika Edström Kawaji, Gabel Eiben, Ieva Gaurilčikaitė Sants, Yumi Osanai, Ingrid Haakstad
drammaturgia: Sara Jansen
sound design: Roeland Luyten
disegno luci: Ryoya Fudetani
organizzazione: Bob Van Langendonck
produzione: Avdal Production, fieldworks
coproduzione: Black Box teater, Oslo; BIT Teatergarasjen, Bergen; RIMI/IMIR Scenekunst, Stavanger; PACT Zollverein, Essen
residenze: Kaaitheater, Bruxelles; BUDA, Kortrijk; STUK, Leuven; wpZimmer, Antwerp; Netwerk, Aalst; workspacebrussels, Bruxelles
con il sostegno di Vlaamse Overheid, Norsk Kulturråd
[foto: Jonas Maes]