14 Maggio 2014 19:00
CANGO Cantieri Goldonetta di Firenze | IT
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15 maggio 2014 19:00
Uno spazio con un tavolo, una sedia, un maxi stereo, il tutto illuminato da 36 neon. Se i lavori precedenti erano basati su un corpo destrutturato per creare movimenti specifici associati alle rappresentazioni che così si producevano, in Self Unfinished il corpo è considerato come un tutto che si trasforma in una moltitudine di rappresentazioni in divenire e si interroga sul concetto di “informe”.
Il movimento di trasformazione continua del danzatore dentro a un dispositivo in cui niente è nascosto, o dove tutto è sovraesposto, offre allo spettatore la possibilità di assistere alle illusioni prodotte dall’alternarsi di apparizioni e sparizioni, le cui cause ed effetti sono percepiti come l’interazione tra i movimenti del danzatore e gli sguardi dello spettatore.
Questo lavoro è stato creato in assoluta solitudine per mettere in discussione i metodi di produzione coreografica tradizionali. Di solito questi meccanismi fanno appello ad altri danzatori, a un disegnatore luci, a un compositore, a un costumista, a uno scenografo, che in qualche modo influenzano quel tipo di collaborazione dalla quale volevo emanciparmi.
Xavier Le Roy
“Con Self Unfinished Xavier Le Roy propone un solo spogliato di tutto, in cui il corpo abbandona la sua forma umana […]. Kafkiano, beckettiano, il lavoro è costruito minuziosamente, persino nei suoi “incidenti”, come può essere una caduta. Sul palco non c’è nulla, tranne uno stereo muto, un tavolo e una sedia che sottolineano il vuoto. E lì, sotto la luce fissa dei neon, un danzatore è alle prese con se stesso, mutante, come se volesse lasciare il suo involucro carnale. Oltre al piacere intellettuale […] si rimane affascinati da quello che propone Xavier Le Roy, al tempo stesso uomo-tronco, uomo-donna, uomo con una gamba sola.” (Marie-Christine Vernay, Libération)