11 Ottobre 2025 19:00
PARC Performing Arts Research Centre Firenze | IT
nell’ambito del festival Fabbrica Europa 2025
Noi, intesi come entità umane singole, come ci poniamo di fronte alla crisi?
In Se domani la parola crisi viene risemantizzata nel suo originario significato di scelta, di possibilità per ritrovare l’Altro, per rinnovarsi, essere vivi e non considerarsi immortali, stando in correlazione con ciò che è esterno a noi ed essere attraversati dalla realtà.
Sembra che l’essere umano abbia bisogno di trovarsi in uno stato di emergenza per agire e che riesca a contemplare l’esistenza del cambiamento solo quando è inevitabile. Fino ad allora l’unica opzione è sopravvivere come si può, ignorando, dimenticando, procedendo in un tragitto che ha come unico centro d’interesse il proprio ego, in una cecità, più o meno consapevole, dell’Altro che ci sta attorno.
In scena due corpi, che segnano il confine di uno spazio liminale, un corridoio che avanza in perenne confronto con lo sguardo di chi osserva. Una traiettoria ripetitiva che basa il suo “andare avanti” sulla performatività del mostrarsi, del farsi guardare, obbligando il corpo a esporsi sempre di più, fino a superare il limite fisico dell’umano. In questa bulimia dell’immagine, in questo culto dell’individualismo, lo sguardo dei performer si annienta, sprofondando in una cecità corporea ed esistenziale. Sarà necessaria una ricollocazione dello sguardo e di se stessi, del significato del proprio corpo e dello spazio che si occupa per potersi ricongiungere con la dimensione umana e collettiva dell’accogliere, del muoversi insieme nel mondo.
I due performer, rappresentanti di una collettività rinchiusa in una monade di schemi, muri e protezioni, incontrano l’alterità e dunque se stessi fino a toccarsi, attraversando insieme una crisi condivisa.
Il suono accompagna la disgregazione e il ricollocamento dei corpi e nel suo incedere ritmico e incessante si trasforma in canto.