13 Gennaio 2026 - 17 Gennaio 2026
PARC Performing Arts Research Centre Firenze | IT
Sofia Nappi, coreografa e direttrice artistica di KOMOCO, in residenza a PARC con la sua creazione CHORA – Il vuoto all’origine.
“CHORA” (dal greco antico χώρα, spazio, ma anche vuoto generativo, un terreno d’origine simile a un grembo) si fonda sull’idea che il vuoto non sia assenza, ma inizio: uno spazio che esiste prima della forma. Un contenitore vivo, un silenzio fertile da cui tutto emerge.
Qui, il vuoto è primordiale. Esisteva prima del movimento, prima del linguaggio, prima dell’identità. È la condizione originaria – il luogo da cui tutto comincia. CHORA ci invita a tornare a quell’inizio, ad ascoltare ciò che esiste prima del significato, e a riconoscere che siamo costituiti non solo da ciò che facciamo, ma anche dagli spazi dentro di noi, dai silenzi che portiamo e dalle forze invisibili che ci circondano.
Il vuoto in questo senso non è sterile, ma carico di possibilità – come l’aria prima di una tempesta, la quiete prima di un respiro, il silenzio della natura prima dell’alba, una pagina bianca prima della scrittura, o la pausa tra due battiti del cuore. Lo spazio stesso diventa presenza: nelle pause, nei silenzi, negli spazi tra di noi, vive qualcosa di più grande. Un campo di creazione. Una sorgente a cui ritorniamo ogni volta che espiriamo, ogni volta che ci arrendiamo alla gravità. In questo spazio non ci limitiamo a muoverci: ricordiamo. Lo spazio diventa una presenza alleata che custodisce memoria, tensione e potenziale.
Il nuovo lavoro coreografico CHORA di Sofia Nappi e della sua compagnia KOMOCO esplora il vuoto come presenza tangibile – attorno a noi, tra di noi e dentro di noi.
Il vuoto viene affrontato attraverso l’ascolto a partire dalle forze del respiro e della gravità, lasciando che lo spazio ci muova tanto quanto noi ci muoviamo attraverso di esso. Da questo ascolto arriva, poi, il ritmo. Gesti fragili si trasformano in volumi più ampi. Piccole pause si espandono in un flusso collettivo. Ciò che sembrava vuoto si rivela carico di vita, connessione e narrazione.
