30 Luglio 2016 21:00
Effetto Venezia - Livorno | IT
I Tinariwen (“deserti” o “spazi vuoti” in lingua berbera Tamashek) presentano a Effetto Venezia 2016 il loro ultimo album, “Emmar”, un piccolo grande capolavoro psichedelico, registrato nel deserto californiano di Joshua Tree con la collaborazione di grandi musicisti come Josh Klinghoffer (Red Hot Chili Peppers), Matt Sweeney (Chavez), Fats Kaplin e Saul Williams. Dopo il grande successo del precedente album “Tassili” (vincitore di un Grammy), registrato nel deserto algerino con l’aiuto di Nels Cline, Tunde Adebimpe e Kyp Malone (TV On The Radio), “Emmar” rappresenta un nuovo e fondamentale capitolo musicale della band africana. Headliner in alcuni dei più importanti festival internazionali, tra cui Eurockéennes de Belfort in Francia, Glastonbury nel Regno Unito e Coachella negli Stati Uniti, i Tinariwen hanno collezionato, grazie al loro sound che mescola rock, blues e musica tradizionale tuareg, una serie di straordinari successi discografici. I loro album “Aman Iman” (2007), “Imidiwan” (2009) e “Tassili” (2012) sono stati elogiati dalle più importanti testate musicali di tutto il mondo e hanno conquistato l’attenzione e l’apprezzamento di importanti critici musicali e di grandi artisti come Carlos Santana, Elvis Costello, Robert Plant, Thom Yorke e Brian Eno.
I Tinariwen sono una band aperta, numerosa e cangiante, formata da un folto gruppo di musicisti tuareg provenienti dalle regioni subsahariane del Mali. Hanno iniziato la loro attività nei primi anni ’80 nei campi profughi militarizzati allestiti in Algeria da Gheddafi dove, come oppositori del governo centrale maliano, erano approdati in cerca di rifugio. Il primo motore del gruppo è il cantante e chitarrista Ibrahim Ag Alhabib, giovane nomade costretto all’esilio, come molti suoi coetanei, dopo che il padre era stato fucilato per collaborazionismo con i ribelli antigovernativi. Lui stesso e altri membri della formazione originale hanno partecipato a episodi di guerriglia e sono diventati col tempo la voce ufficiale dell’MPA, il movimento rivoluzionario del Mali che ne ha finanziato le attività pagando gli strumenti e l’affitto delle sale di prova. Ben presto però il loro messaggio libertario e la modernità del loro sound hanno varcato le frontiere africane affermandosi in tutto il mondo.
Il concerto sarà aperto dai Dinamitri Jazz Folklore, una delle formazioni più originali nel panorama del jazz italiano, capace di trasmettere quell’alto contenuto spirituale che questo linguaggio musicale è ancora oggi in grado di veicolare. Attivi da oltre 15 anni, si distinguono per uno stile molto personale che spazia – sempre in equilibrio tra ricerca, linguaggi innovativi e tradizioni culturali eterogenee – dal be-bop alle polifonie di New Orleans, dal blues alle sonorità di matrice africana che caratterizzano maggiormente il loro sound. Protagonisti della scena musicale sia live che con progetti di alto profilo artistico e culturale, i Dinamitri hanno al loro attivo numerose performance di successo tra cui “Folklore in Black” (2003) con il clarinettista Tony Scott, “Congo Evidence (2006)” con il poeta Sadiq Bey e “Akendengue Suite” (2009) con Amiri Baraka, poeta e attivista afroamericano.