regia: Bernardo Rey
adattamento drammaturgico: Nube Sandoval
con Nube Sandoval, Lara Pedilarco
e i rifugiati in Italia Ousman, Myriam, Kissi, Adolphine, Kodjo, Chris
video: Paul Harden, Grazia Genovese
fotografia: Cecilia Posada
design grafico: Sebastian Palomá
scenografia e maschere: Bernardo Rey
costumi: Aurora Ghielmini
musica: Ermanno Ghisio Erba, Teatro Cenit
coproduzione Teatro Cenit, La MaMa New York, La MaMa Umbria
uno speciale ringraziamento a Hollman Morris per il frammento del documentario “Impunity”
premio all’opera 2015 Ministero della Cultura, Colombia
premio Ellen Stewart International Award 2016
Direttamente dal Festival dei due mondi di Spoleto 2016, un’opera multidisciplinare, di grande impatto visivo, che unisce movimento, video-arte, narrazione, maschere e musica.
A partire dalla visione sulla tragedia della filosofa spagnola Maria Zambrano, una Antigone che vive per ritrovarsi nel duplice labirinto, quello della sua stirpe e quello della guerra dei suoi fratelli. Un epilogo che si svolge nel luogo dove Sofocle lasciò Antigone: sradicata dalla vita e sradicata dalla morte, in uno spazio che si dilata per riflettere l’attuale situazione di migliaia di persone costrette all’esilio. Un gruppo di donne e uomini rifugiati in Italia costituiscono il coro dell’Antigone in Exilium.
“Ho scoperto Nube Sandoval alcuni anni fa in Colombia e mi è sembrata fin dal primo momento una figura ricca di promesse per il teatro della sua generazione. Fa parte di quegli artisti che giungono a una tale intensità di azione e di presenza da essere immersi nel teatro come nella vita piena, in nessun modo fittizia. Tanto che il rapporto che ha con la società e il suo impegno per un teatro in contatto diretto con i problemi del mondo, la trasformano proprio in un’Antigone dei tempi contemporanei” (Georges Banu).
Dal 1990 Nube Sandoval e Bernardo Rey, fondatori e direttori di Teatro Cenit (Centro per la ricerca teatrale italo-colombiano) concentrano la loro opera sulla formazione dell’attore, sulla sperimentazione teatrale in spazi non convenzionali e sull’uso di strumenti multimediali. Le loro performance hanno un rilievo internazionale e sono ospitate da teatri e festival in Sud America, Europa, Africa e negli Stati Uniti. Da 20 anni si concentrano sulla creazione di programmi per la riabilitazione sociale, utilizzando il teatro come strumento di pacificazione, integrazione e di risoluzione di conflitti in scenari di guerra, scuole, pubbliche, carceri e centri di assistenza per i bambini di strada in Colombia. Negli ultimi 10 anni hanno diretto, per conto del Consiglio Italiano per i Rifugiati di Roma, un progetto teatrale per la riabilitazione dei rifugiati vittime di tortura.