21 Giugno 2019 21:00
PARC Performing Arts Research Centre Firenze | IT
La serie BAU – Coreografia del pensare si basa su una ricerca che dialoga sia con la parte più istintiva dell’uomo, con il suo subconscio, sia con la percezione cosciente della realtà. Tale ricerca, iniziata nel 2013, ha dato vita a un metodo di lavoro applicato alla danza e alle arti performative, centrato sull’esplorazione delle connessioni invisibili tra corpo e mente, attivate in tempo reale dal performer e dagli spettatori in una sorta di interazione dialogica tra i rispettivi spazi interiori.
Una pratica trasformatasi nel tempo in una precisa cifra stilistica, che pone al centro dell’indagine il pubblico come necessaria e imprescindibile polarità dell’atto performativo. La domanda, per certi versi laicamente mistica, è: cosa significa essere contemporaneamente nella materia e nella non-materia? È possibile trovare un modo e uno spazio per percepire l’unità tra queste due condizioni? Si apre quindi una riflessione sui processi di co-creazione tra performer e audience, in relazione a quello che è presente nella ‘situazione’ ogni volta differente con il pubblico, che investiga il rapporto tra spazio scenico e costruzione drammaturgica, tra parola e coreografia.
Il lavoro è una pratica performativa che riflette anche gli strumenti del teatro e della danza, o i confini tra essi, diventando una riflessione anche su che cos’è quindi la teatralità oggi. Questo lavoro, che continuamente indaga i confini tra pratica meditativa, linguaggio coreografico e uso del testo, pensiamo possa aprire strade per nuove estetiche e poetiche all’interno del contesto italiano per abbracciare le pratiche di meditazione e del rituale.
BAU#1 parte dall’attenzione sui processi creati “dall’azione del pensare” e le intenzioni che tali processi possono produrre. Per esempio, come possiamo riconoscere in un ambiente il mutare di un’energia intesa come cambio di attenzione e di presenza del performer e del pubblico?
Partendo da alcune pratiche legate alla meditazione, BAU#1 esplora in termini coreografici il “disembodiment”, nel creare, cercare e riconoscere il momento della separazione e del distacco tra l’azione del pensare e il pensiero stesso. Per tentare di mettere a fuoco quella condizione indefinibile di presenza-in-assenza tra mente e corpo, si esplorano terreni della non-umanità e dell’a-verbale passando attraverso il movimento e la parola. Questa creazione mira alla costruzione, all’esperienza e all’analisi di una meditazione guidata, come processo interiore in dialogo e in relazione col pubblico.
Barbara Berti
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