9 Febbraio 2016 21:00
Auditorium Parco della Musica di Roma | IT
Questo lavoro nasce dalla curiosità per le modalità di trasmissione dei messaggi oracolari e divinatori che, pur essendo formalmente precisi, sono il prodotto di una destabilizzazione.
Esatta e ambigua a un tempo, la loro comunicazione è organizzata sul momentaneo addomesticamento di ciò che per sua natura desidera essere continuamente riscritto, reinventato. E frainteso.
Forse nel cambiamento costante degli stati corporei, nel loro rimescolio non consequenziale, è possibile avvicinarsi a questo punto di vista non ordinario, alle potenzialità compositive di una scrittura mutante come gli inchiostri elettronici del futuro prossimo, ma che può essere letta solo come presentimento.
Michele Di Stefano
“…manifesto di una danza che diventa techné nella frenesia instancabile dell’azione. Vi si riflette sul costante mutamento degli stati corporei che ingenerano comicità ma anche dramma, confusione, spaesamento, partendo da una scrittura scenica affidata alla precarietà di un corpo afflosciato come una marionetta priva di fili.”
(Marinella Guatterini, “I campi magnetici di MK”, Il Sole 24 ore, 16/9/2001)
“…il corpo reagisce alle regole coreografiche di tempo e spazio con una danza esplosiva, in cui la quiete della stasi è disturbata da impulsi energetici che muoiono sul nascere, si prolungano fino all’esplosione libera verso l’esterno, si trasformano in forme esteticamente compiute. Il tutto impaginato in sezioni coreografiche in cui i rapporti tra i singoli corpi sono scossi da un mirabile contrappunto ritmico.”
(Francesca Pedroni, “Riflessioni sulla coreografia contemporanea italiana”, Danza&Danza, luglio 2000)