17 Settembre 2023 18:00
Museo Novecento di Firenze | IT
…forse noi non possiamo conoscere il vero motivo per cui stiamo piangendo.
Forse non piangiamo per, piangiamo piuttosto di o con un motivo.
Forse le nostre spiegazioni sono solo storie imbastite dopo i fatti. (Heather Christle, The Crying Book)
Il lutto è l’insieme delle pratiche sociali e dei processi psichici suscitati dalla morte di una persona cara. Così Alfonso di Nola descrive ne La morte trionfata quello che in passato costituiva un aspetto della vita sociale, un sistema complesso di gesti e lacrime condivise che attraverso codici definiti e pratiche rituali permetteva al singolo di manifestare il proprio dolore con il supporto della comunità.
Oggi, in una società atomizzata, il lutto ha perso la dimensione comunitaria per diventare una condizione individuale; l’essere umano si trova solo davanti a una morte ‘nuda’, priva dell’aspetto culturale e relazionale che per secoli aveva mantenuto. Si è perduto l’istituto culturale di un rito funebre che permetteva di superare la crisi della perdita, elevandola, attraverso il simbolo, a un piano meta-storico. Manca la comunità con cui iniziare il processo di elaborazione e distacco dal dolore attraverso la condivisione.
Eppure si vive costantemente la morte di qualcuno o di qualcosa, le perdite sono talmente vicine, numerose e varie – basti pensare alla recente pandemia, alle guerre, ai naufragi nel Mediterraneo – da rendere il lutto una condizione esistenziale, quasi un senso di malinconia diffuso che per quanto presente non si riesce a elaborare.
L’unica reazione possibile rimane il pianto, un pianto immotivato, come se il lutto fosse uno stato ineluttabile dell’esistenza.
E così, apparentemente senza motivo, piangono le cinque performer di Stuporosa, dando vita a un pianto che assume varie sfumature, ora trattenuto, ora soffocato, che si fa musica, che sfocia nella speranza, che diviene canto ricalcando le sonorità di un antico lamento funebre salentino.