8 Luglio 2017 21:00
Parco della Rocca di Montestaffoli San Gimignano | IT
di Claudio Beccari
con Gian Carlo Dettori
Il metodo di lavoro del grande regista visto dall’interno, raccontato attraverso i ricordi di uno dei suoi attori più fedeli: nelle nostre lunghe e divertenti chiacchierate, Gian Carlo Dettori ha ripercorso tutta la sua esperienza con Giorgio Strehler, dall’emozionante audizione del 1957 fino all’ultimo spettacolo, I giganti della montagna; quarant’anni che hanno segnato pagine e pagine di storia del teatro e della cultura italiana del ‘900.
Di questa ricchissima narrazione ho cercato di isolare quelli che mi sono parsi i momenti più significativi per illustrare il lavoro di Strehler e li ho accostati a brani tratti dagli scritti del regista, quasi a scoprire le intenzioni teoriche da cui nasceva il lavoro di palcoscenico.
Un lavoro che, come racconta Gian Carlo, non cercava di imporre uno schema preconcetto, ma offriva agli attori una massa di stimoli, di indicazioni e di suggestioni che garantiva loro la possibilità di esprimersi liberamente, esaltandone la sensibilità. Grazie alla testimonianza di Gian Carlo riusciamo a capire come la partecipazione creativa dell’attore fosse uno dei segreti di Strehler: quando parla dell’Arlecchino o del Campiello, del Coriolano o dell’Opera da tre Soldi, Gian Carlo non sembra semplicemente uno degli interpreti di un magnifico concerto, ma uno di coloro che hanno contribuito a scriverne la partitura.
Altra mia attenzione è stata quella di restituire lo stile personale di Gian Carlo che, grazie all’ironia che lo contraddistingue, riesce sempre a raccontare queste vicende con un sorriso, quasi avesse fatto suo, nella vita, l’atteggiamento critico con cui Strehler richiedeva all’attore epico di guardare al proprio personaggio, senza eccessi di immedesimazione.
In questi anni di lavoro con Gian Carlo ho sempre pensato che fosse un privilegio quello di ascoltare i suoi racconti sulla sua vita professionale. Mi fa piacere aver dato un piccolo contributo perché questo privilegio possa essere condiviso.
Claudio Beccari