21 Settembre 2024 18:00
Frittelli arte contemporanea Firenze | IT
nell’ambito di Fabbrica Europa 2024
intervengono:
Frida Carazzato, curatrice scientifica Museion Bolzano-Bozen
Francesca Verga, direttrice artistica Ar/Ge Kunst Bolzano
Luca Dini, presidente Fondazione Fabbrica Europa
Un’occasione per raccontare e indagare tratti e sfaccettature della complessa figura dell’artista fiorentina, pioniera con la sua arte multiforme tra scrittura, suono e gesto creativo, del concetto stesso di poetica multidisciplinare viva.
Tra i principali esponenti della Poesia Visiva in Italia, Lucia Marcucci (Firenze, 1933) è conosciuta soprattutto per l’ironia vitale e provocatoria delle sue composizioni verbo-visive, in cui denuncia la mercificazione dell’immagine femminile e rivela le contraddizioni e le ambiguità dei mezzi di comunicazione di massa.
Dopo aver frequentato per qualche tempo l’Accademia di Belle Arti di Firenze, si trasferisce a Livorno. È lei a invitare, nel 1963, gli esponenti del Gruppo 70 – fondato in quell’anno da Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti e Antonio Bueno in occasione del convegno “Arte e comunicazione” al Forte Belvedere – per la messa in scena di una performance, il germe di Poesie e no, che viene riproposta nel teatro in forma completa l’anno successivo dopo la prima presentazione al Gabinetto Viesseux.
Nel 1965 si ristabilisce a Firenze, dove entra a far parte ufficialmente del Gruppo 70, che coinvolge pittori, poeti e musicisti (tra cui Antonio Bueno, Sylvano Bussotti, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Silvio Loffredo, Alberto Moretti, Luciano Ori, Lamberto Pignotti). Il gruppo si contraddistingue per la vocazione all’interdisciplinarità, la sperimentazione e le ricerche verbo-visive volte a indagare le possibilità di rapporto tra cultura e comunicazione di massa attraverso la codificazione di un nuovo linguaggio, che trova nel collage il mezzo espressivo privilegiato. Con il gruppo, l’artista partecipa a numerosi progetti espositivi, dibattiti, performance, festival e convegni nazionali e internazionali come le numerose rappresentazioni di Poesie e no.
Alla fine del 1968, dopo lo scioglimento per dissidi interni del Gruppo 70, Marcucci partecipa alle attività e alla rivista del centro Tèchne fondati da Miccini, e al Gruppo Internazionale di Poesia Visiva (detto anche Gruppo dei Nove), formatosi nel 1971 attorno alla rivista «Lotta poetica» ideata da Paul de Vree e Sarenco, gruppo che tuttavia si divide due anni più tardi.
Gli anni Settanta si aprono con le prime mostre personali a Firenze, Brescia e Venezia. Nel 1972 partecipa a “Il Libro come luogo di ricerca” a cura di Renato Barilli alla Biennale di Venezia, dove è di nuovo invitata nel 1978 nell’esposizione “Materializzazione del linguaggio”, curata da Mirella Bentivoglio. In questa occasione Marcucci presenta la serie delle Impronte, opere in cui l’accento si sposta sulla presenza diretta della corporeità femminile e dell’artista attraverso l’impronta del corpo – intesa come “feticcio” o “mito nel mondo delle impurità e/o purezze tecnologiche” – e che segnano l’apertura della ricerca dell’artista verso nuove forme di espressione.
Alla metà degli anni Ottanta Marcucci si dedica alla tecnica del pastello, con cui realizza composizioni basate sugli antichi segni e disegni dell’uomo, dense di rimandi simbolici e riferimenti alchemici o esoterici. L’artista realizza anche lavori basati sulla materialità degli oggetti di cui si appropria e che trasforma in sculture.
Dagli anni 2000 in poi, Marcucci recupera e rinnova le mai del tutto abbandonate pratiche degli anni Sessanta e Settanta, con opere basate sulla manipolazione dei manifesti pubblicitari, icone patinate (e opportunamente ritoccate) di un mondo perfetto, popolato di nuove divinità prive di imperfezioni, che l’artista stravolge attraverso sovrapposizioni e cancellature.
Nel 2003 le viene dedicata la mostra antologica “Lucia Marcucci. Poesie Visive 1963-2003”, curata da Lucilla Saccà al Palagio di Parte Guelfa di Firenze. Nel 2009 partecipa con un libro d’artista alla mostra “Venezia salva. Omaggio a Simone Weil”, curata da Vittoria Surian ai Magazzini del Sale, evento collaterale della LIII Biennale di Venezia. Nel 2010 espone alla galleria Frittelli arte contemporanea di Firenze nella mostra “Supervisiva” e partecipa alla Biennale Internazionale d’Arte di Malindi, curata da Achille Bonito Oliva. Successivamente partecipa a numerose mostre collettive dedicate alle ricerche verbo-visuali e ai rapporti tra arte e femminismo (Triennale di Milano, Istituto Centrale per la Grafica di Roma, FM Centro per l’arte contemporanea Milano, Museion Bolzano, Mart di Rovereto).
Nel 2020, per la casa di moda Dior, realizza l’opera Vetrata di poesia visiva, una grande installazione che trasforma l’ambiente della sfilata parigina in un maestoso palco con immagini colorate e luce, richiamando la dimensione sacra delle finestre con vetrate policrome delle cattedrali gotiche.
Nel 2022 il MAMAC Museo d’arte moderna e contemporanea di Nizza le rende omaggio con la mostra “Lucia Marcucci. Les secrets du langage”.
Nel 2023, in occasione della ricorrenza dei suoi novant’anni, Arge/Kunst e Museion, a Bolzano, le dedicano due mostre, rispettivamente “L’Offesa” e “Poesie e no”.