23 Marzo 2020 - 29 Marzo 2020 00:00
PARC Performing Arts Research Centre Firenze | IT
La residenza è rinviata a data da destinarsi.
La giovane artista greca Penelope Morout in residenza a PARC dove prosegue la sua ricerca sulla nuova creazione H.I.I.T. (High-Intensity Identity Training): Strategies of self-awareness in a world of consumption.
Il progetto, che prenderà la forma di un solo accompagnato da una mostra con materiali che illustreranno l’intero processo creativo, è un’indagine artistica e fisica incentrata sulle possibilità di sovvertire i preconcetti dettati dalla società che gravano sul corpo, recuperando l’agire del nostro corpo e la nostra identità mentre condividiamo uno spazio comune. Come un rituale, H.I.I.T. affronterà simbolicamente il concetto di “rito di passaggio” per mettere in luce le potenzialità del portare in sé più identità.
Con l’avvento di internet e della realtà virtuale, spesso perdiamo il senso di appartenenza, di connessione fisica l’uno con l’altro. Per riconfigurare il nostro modo di vivere – e non solo disopravvivere – in un mondo in cui un’immagine del corpo che promuove efficienza e produttività è sinonimo di successo, salute e felicità, diventa necessario ridefinire chi siamo, quali scelte facciamo e perché, per riconoscere le nostre potenzialità, i nostri punti di forza e i nostri limiti, e per rivendicare il libero arbitrio sul nostro corpo e sulla nostra esistenza nel tempo e nello spazio.
H.I.I.T. nasce da un mio conflitto personale nei confronti degli stereotipi sociali e culturali, mentre affrontavo eventi traumatici della mia vita. Come donna, proveniente da un ambiente in cui tradizione, religione, famiglia erano indissolubilmente legate, ho sempre dovuto sottostare a un insieme di regole ed ero pronta ad accettare e sopportare determinate situazioni. Come danzatrice, il mio corpo è il mio unico modo di esprimere pienamente tutti gli aspetti della mia identità. Appropriandomi di tre fasi di passaggio, separazione, liminalità e incorporazione il mio obiettivo è quello di spingere il mio corpo al limite, creando vincoli spaziali e temporali per indagare come, e perché, il mio corpo può modificarsi attraverso la resistenza fisica, e per esplorare la fisicità tra consapevolezza e comprensione. Il mio intento è quello di riflettere sulla mercificazione dell’identità quando questa deve confrontarsi con l’immagine del corpo veicolata dai social media, e di creare uno spazio in cui lo spettatore possa affrontare questo tema attraverso le sue personali associazioni.
Penelope Morout