5 Luglio 2018 21:00
Piazza Pecori
Sono venuto qui, io, Poseidone. E ho lasciato il salato abisso del mare Egeo…” Le Troiane, Euripide. “…E io sono Tamerlano. Reggo l’Occidente e l’Oriente d’oro. E tuttavia.” Tamerlano, Borges. “…Io dico, che non esistere è uguale a essere morti e che essere morti è meglio che vivere dolorosamente…” Andromaca, Le Troiane, Euripide. “…Così, è stato un errore. Amore, orrore : fa rima, e chi ama di cuore può scambiare l’uno con l’altro…” Pentesilea, Kleist. “…Venite, venite, venite, venite datemi la mano: – Ciò che è fatto non può essere disfatto. – A letto, a letto, a letto.“ Macbeth, Shakespeare. “…E che cosa potrà scrivere un poeta, sopra la tua tomba? – Questo bambino lo hanno ucciso un giorno gli Achei, che ne avevano spavento… – O mie carissime donne! ” Ecuba, Le Troiane, Euripide.
Cariatide parla in continuum drammaturgico, è l’approdo di una memoria poetica e un futuro scenico da praticare. Un’attorialità eroica e architipica che si materializza e appare per metamorfosi, memoria del tragico in corpo scenico.
“Un titolo icastico e dalle profonde suggestioni, quasi a ricordare che il teatro stesso è soste- nuto da queste voci arcaiche, cariatidi, appunto, bellissime e inquietanti, dagli sguardi pieni di domande ancora inevase e di enigmi da risolvere.
Una splendida Carla Tatò è la cantora, dalla voce sapiente che trasforma, nell’insuperata lezione di Carmelo Bene, la microfonatura in strumento quasi esplosivo di approfondimento di senso, riuscendo ad articolare nello spazio e nel tempo della scena quella tragedia che Sanguineti definiva dalla “testualità epica”, ovvero “epopea rovesciata che passa a contrappelo, con il mito stesso, ogni sua possibilità di articolazione teatrale”. Maria Dolores Pesce (Dramma.it)