3 Luglio 2019 21:15
Festival Inequilibrio Castiglioncello | IT
Il Gran Ballo Excelsior, creato nel 1881 al Teatro alla Scala da Luigi Manzotti, su musica di Romualdo Marenco, è uno dei titoli cardine del repertorio ballettistico italiano tardo-ottocentesco. Creato in anni cruciali per l’affermazione dell’identità moderna e per l’esaltazione del progresso, celebrato quest’ultimo attraverso la messa in scena di conquiste ingegneristiche come la costruzione del traforo del Cenisio, è “un’azione coreografica, storica, allegorica, fantastica” basata sulla lotta tra Luce e Oscurantismo. Scriveva Manzotti nelle note al programma di sala al debutto: “È la titanica lotta sostenuta dal Progresso contro il Regresso ch’io presento all’intelligente pubblico milanese: è la grandezza della Civiltà che vince, abbatte, distrugge, pel bene dei popoli, l’antico potere dell’Oscurantismo che li teneva nelle tenebre del servaggio e dell’ignominia”. Sono gli anni delle Esposizioni Universali, dell’imperialismo coloniale e dell’affermazione del concetto di identità nazionale e del suo immaginario di riferimento.
Partendo da queste premesse, Salvo Lombardo prova a rileggere Excelsior interrogandosi su quale sia oggi l’eredità culturale di quell’idea di Occidente della fine del XIX secolo. Quali iconografie e quali immaginari del Gran Ballo Excelsior riemergono oggi, in forme apparentemente diverse, nelle rappresentazioni degli “altri”, nel disegno dei corpi, e nella negoziazione delle relazioni tra Europa e “resto del mondo”? Ispirato da questi interrogativi, Lombardo non lavora su un re-enactment del Gran Ballo quanto piuttosto a una sua ri-mediazione che disperde le tracce della matrice soffermandosi sugli immaginari stereotipici che il presente ripropone attraverso i suoi linguaggi, le sue raffigurazioni e i suoi media. Così, abbandonata rispetto all’archetipo la struttura a quadri, Lombardo e il suo gruppo di lavoro, costruiscono un affresco contemporaneo unitario per un nutrito gruppo di danzatori su una partitura musicale originale, con l’obiettivo di leggere l’esperienza del passato in modo critico, attraverso i linguaggi della danza contemporanea e dell’arte visuale.