10 Settembre 2020 21:00
Teatro Puccini di Firenze | IT
Nell’ambito del Festival au Désert Firenze
XI edizione
Trilok Gurtu è uno dei musicisti più importanti al mondo. Ama definirsi un costruttore di “ponti” musicali tra diverse culture.
“Sono i politici che lottano tra di loro, e che costringono i popoli a farlo. Il messaggio che posso lanciare è: non dividete in classi la musica come si fa con le religioni. Invece, purtroppo, anche i musicisti mi sembrano diventare ogni giorno più razzisti: parlo dei puristi, quelli che non amano il jazz, quelli che non sopportano il folk e così via. Sono come certi preti. È una prerogativa dei potenti, quella di creare divisioni”.
Nato a Mumbai nel 1951, viene iniziato da piccolissimo alla musica e alle tabla dalla madre Shobha Gurtu, famosissima cantante indiana, nota come ‘la regina del Thumri’, figlia di un noto suonatore di sitar. All’inizio degli anni ‘70 Trilok muove i suoi primi passi nella nascente world music proprio in Italia, con gli Aktuala, e in seguito si cimenta nel jazz sotto l’ala di Don Cherry e Charlie Mariano. Nel 1988 si esibisce con il proprio gruppo, potendo finalmente presentare le proprie composizioni nel suo album di debutto “Usfret” che ha una grande influenza su molti musicisti.
Nel 1993 porta in tour l’album “The Crazy Saints”, che vede come ospite non solo Joe Zawinul ma anche Pat Metheny. Il pubblico rimane affascinato dalle sue composizioni che collegano sottili ritmi e canti indiani con elementi di jazz e rock moderni.
Fondendo la tecnica occidentale e indiana, ha sviluppato uno stile e un suono inconfondibili che da metà anni ‘90 lo rendono dominatore delle classifiche di popolarità tra i percussionisti.
Anche se il suo approccio all’esecuzione e alla composizione non è prettamente stilistico, si basa su una solida e profonda comprensione di molti stili globali. Il suo ‘drumming’ e il suo stile compositivo sono universali, personali e alimentati da un enorme amore e una rigorosa disciplina.