9 Maggio 2012 23:00
Stazione Leopolda di Firenze | IT
Nell’ambito del progetto POST ELETTRONICA
a cura di Valentina Gensini e Letizia Renzini
Il progetto indaga i territori della sperimentazione “post-elettronica”, in un tributo a John Cage che intende rilevarne l’eredità contemporanea: artisti che condividono un uso drammaturgico e gestuale delle nuove tecnologie. Opere ibride che uniscono musica, video, performance, scultura, suono, rumore, vocaboli di un linguaggio composito dove la gestione di software avanzati si combina al manufatto, nel tentativo di scioglimento dell’approccio concettuale in direzione del coinvolgimento dello spettatore.
Mat Pogo voce, cd-players
Ignaz Schick giradischi, oggetti
Il duo Mat Pogo e Ignaz Schick si incontra per la prima volta a Berlino nel 2009.
L’interazione tra i due è mirabolante come succede presso i più consumati duetti di improvvisatori. Punk, free jazz, rap, improvvisazione radicale, episodi assoluti di noise, rarefazioni, racconti, sono istanze di questa performance che vive di contrappunti, rumori e sintonie.
Mat Pogo, formatosi a Firenze e adesso residente a Berlino, è uno dei più interessanti performer vocali della nuova generazione, amante dei passaggi di stato, poeta dell’errore, del taglio, della sincope, che incorpora nel suo mondo espressivo tutti i possibili suoni vocali, dall’astratto al concreto, dalla lingua quotidiana a quella fatta di suoni. Cresciuto alla scuola del rock’n’roll così come da quella dei grandi improvvisatori e ricercatori vocali (Phil Minton, David Moss), Mat Pogo aggiunge alla voce l’uso essenziale e creativo del riproduttore cd (cdj), usando campioni percussivi, tappeti, strumenti e registrazioni d’ambiente.
Ignaz Schick comincia le sue avventure artistiche e musicali con la pratica del collage di nastri magnetici e manipolazione di vinili: la modalità e la forma del cut and paste (taglia e incolla) derivante dalle avanguardie storiche (e che ha i maestri più recenti in Philip Jack e Otomo Yoshihide) rimane nel suo set odierno. Dopo aver esplorato anche il suono digitale includendo nel suo set dei software per la musica elettronica,
Schick ha recentemente ridotto il suo set strumentale rendendo di fatto la sua performance più gestuale. Ha ridotto il giradischi al solo “motore”, usato come macchina che produce suono, e ha aggiunto molteplici objects trouvés amplificati che diventano il contrappunto di questa musica che è fisica, concreta, funambolica e a tratti sinfonica.