7 Maggio 2013 21:00
Teatro Cantiere Florida di Firenze | IT
“Gli eventi mitici sono anche mutamenti del paesaggio”. Roberto Calasso
Isolario è composto da 14 brevi brani coreografici – Cartografia disabitata, Poema d’un gennaio principalmente atmosferico, Poema d’un frastaglio spiumato, minuto e senza fine, La zangolatura del Waddenzee, Il ragazzo del Waddenzee, Il ragazzo di Achille, Till Waldrapp, L’infinito [di Giacomo Leopardi], Isolario [di Vincenzo Coronelli], Fauna and Flora [di Donald Ewans], Annapurna, Matera degli Apache, Forse c’era solo perché ci passasse mio fratello, Ara giacinto -diversi fra loro come un catalogo di isole. Solo in parte distinti, perlopiù confluiscono o sono inclusi uno dentro l’altro.
In un articolatissimo intreccio di dinamiche i sette danzatori vanno a delineare regioni dell’immaginario fitte d’intrichi di forme e qualità del movimento, che rinviano con potenza a quei grovigli dinamici che ritroviamo solo in luoghi densi di specie d’uccelli acquatici.
Là, nel folto, fatto di un’estraneità che sembra lasciarci fuori, o assorbire per sempre, in quell’incredibile tramestio fatto dell’apparizione e del subitaneo dileguarsi di forme e suoni, scorgiamo, in trasparenza, anche il paesaggio, che è lo sfondo che lascia che in sé si profili il tracciato d’un gigantesco ricamo. E infine, nello stesso luogo, o forse subito prima, scorgiamo anche qualcos’altro: noi stessi. Ma più che un noi al presente, un noi remoto, arcaico, magico.
L’andamento del lavoro si snoda dunque su un doppio registro: nell’esitazione tra figurazione e scrittura, in un’alternanza dove ora incontriamo i danzatori in complesse sezioni coreografiche, ora li sorprendiamo, come nell’improvvisa apparizione d’una tribù sconosciuta, nelle loro strane e alquanto incomprensibili attività.