13 Maggio 2023 - 19 Maggio 2023
PARC Performing Arts Research Centre Firenze | IT
Fabbrica Europa ospita in residenza a PARC il coreografo Francesco Marilungo impegnato nella sua nuova creazione Stuporosa.
Stuporosa prende come riferimento il saggio “Morte e pianto rituale” di Ernesto De Martino per portare avanti una ricerca coreografica sul cosiddetto ‘pianto senz’anima’, sulla figura della lamentatrice. Il titolo stesso è una citazione di De Martino: stuporosa è l’ebetudine, quello stato di catatonia che può manifestarsi nel tentativo individuale di superare il lutto e che si contrappone all’esplosione parossistica di gesti distruttivi/autodistruttivi. Secondo lo studioso napoletano sono queste le due possibili reazioni alla crisi del cordoglio per la perdita di una persona cara ed entrambe le forme sono espressione della tendenza inconscia a voler condividere la sorte dei defunti.
L’istituto del lamento funebre non cancella la crisi del cordoglio ma permette di viverla sottoponendola a una disciplina culturale che si concretizza nella creazione di moduli verbali, melodici e mimici, la cui ripetizione consente di rivivere il dolore, il pathos ma in forma protetta.
ll lavoro coreografico di Francesco Marilungo sarà incentrato sull’individuazione di pratiche che mettano in atto il processo di mimesi del dolore e la sua stilizzazione. I due poli estremi ai quali tendere saranno l’immobilità ‘stuporosa’ da una parte e la gestualità violenta dall’altra, poli corrispondenti alle due forme della crisi del cordoglio.
Fulcro del lavoro saranno anche le dinamiche di potere che intercorrono tra individuo e società all’interno di un contesto rituale; modalità per le quali gli eccessi emotivi vengono controllati attraverso moduli espressivi e forme istituzionalizzate comunemente riconosciute.
Altro parametro preso in esame è il concetto di ripetizione ritmica. Nel pianto rituale la ripetizione ossessiva di moduli è finalizzata ad attenuare la presenza di veglia per facilitare la caduta in una sorta di estasi – stato che dà accesso al ‘tempo fuori dal tempo’, dove è custodito il patrimonio di parole, di movimenti, di suoni che media la trasfigurazione simbolica della morte umana.