5 Maggio 2016 21:00
Stazione Leopolda di Firenze | IT
Vogliamo abitare la terra, questa terra, ma non più per far da concime come avviene da quattromila anni.
Non ci conosce, e non può conoscerci, ma questo sarà il suo errore mortale: perché rinchiuse nel buio del suo harem, o isolate nei nostri ghetti miserabili o lussureggianti, abbiamo avuto il tempo di spiarlo, di osservarlo, il nostro carceriere, il nostro padrone.
Oh sì, ti abbiamo individuato: sappiamo tutto di te: tu sei il pagliaccio, il marziano. Guardatelo, guardate come si nasconde!
Da “La città delle donne” di Federico Fellini
In We Women Sol Picó, coreografa e danzatrice spagnola nota al pubblico per le sue provocazioni tutte contemporanee, si interroga sulla condizione della donna, e lo fa insieme ad altre tre donne, tre coreografe di paesi diversi.
Con la francese Julie Dossavi, la giapponese Minako Seki e l’indiana Shantala Shivalingappa ha costruito un progetto collaborativo che partendo dalle origini e dalle caratteristiche di ognuna traccia un ritratto della donna contemporanea.
We Women sono quattro artiste con stili, tecniche e linguaggi molto diversi tra loro, ma sono anche quattro donne del XXI secolo che insieme, condividendo sguardi, riflessioni ed esperienze, sollevano gli stessi interrogativi e vanno in cerca delle stesse risposte.
Innovativa, versatile, travolgente, Sol Picó è una delle protagoniste più interessanti della danza contemporanea spagnola. Con la compagnia che porta il suo nome, fondata nel 1994, ha costruito un percorso creativo caratterizzato da una mescolanza di generi e di elementi apparentemente inconciliabili, dal flamenco danzato sulle punte a costumi da guerrieri che nascondono archetipi femminili.
Nei suoi lavori, dai titoli spesso ironici – Bésame el Cactus, Barbi-Superstar, Sirena a la Plancha, El Llac de les Mosques, Memòries d’una puça (Memorie di una pulce) – si interroga attraverso i sensi, l’esperienza, il vissuto, portando in scena temi centrali della società di oggi in modo assolutamente anticonvenzionale.
Julie Dossavi è una coreografa e danzatrice francese, originaria del Benin. Atleta di formazione, si è poi dedicata completamente alla danza. Nel 2003 ha fondato a Poitiers la Cie Julie Dossavi, sviluppando un linguaggio molto personale, ibrido, potente, plastico e sensuale, basato su variazioni di forme e ritmi.
Le sue creazioni sono riflessioni intime sulla condizione femminile e sull’appartenenza a due culture. Accanto a coreografie per più interpreti, come Agbazémé, La nuit les chats le gris_Clubbing, si è dedicata alla forma del solo accompagnato da musica o canto dal vivo (Lalaï, con piano e violoncello; Adjalin, con l’omonimo strumento a corde del Ciad; Cross & Share, con piano e voce).
Nata in Giappone, la coreografa e danzatrice Minako Seki dal 1986 vive e lavora a Berlino, dove insieme ad altri due danzatori ha fondato il Tatoeba-Teatre danse grotesque, uno dei primi gruppi di Butoh in Europa. Attualmente dirige la reEnter Company con cui ha creato il progetto reEnter/Creative Dojo, un centro olistico che riunisce danza, arte, salute e cibo macrobiotico. Il suo approccio alla coreografia, che lei stessa ha ribattezzato Dancing Between, è basato sulla possibilità di stabilire nessi tra elementi diversi: spazi, sensazioni, ricordi, oggetti, suoni, immagini, idee. Nei suoi lavori queste componenti entrano in connessione, creando una sorta di cosmo in cui infinite possibilità di associazione diventano possibili.
Shantala Shivalingappa è nata a Madras in India. Cresciuta a Parigi, ha appreso fin dall’infanzia la danza indiana, prima dalla madre e poi con il maestro Vempati Chinna Satyam. In India come in Europa è conosciuta come una straordinaria interprete che associa a un’altissima qualità tecnica una grazia e una sensibilità particolari. Queste doti l’hanno portata giovanissima a collaborare con grandi maestri della scena internazionale, da Maurice Béjart a Peter Brook, da Bartabas a Pina Bausch.
Oggi è attiva su diversi fronti: dalla creazione di nuove coreografie nello stile indiano Kuchipudi, alle tournée in solo o con il Tanztheater Wuppertal-Pina Bausch, alle collaborazioni con altri artisti, tra cui il duo Play con Sidi Larbi Cherkaoui e Nineteen Mantras di Giorgio Barberio Corsetti. Nel 2013 ha ottenuto il prestigioso Bessie Award per la sua interpretazione in Shiva Ganga dove armonia e plasticità celebrano il misticismo della danza.