10 Maggio 2011 - 12 Maggio 2011 21:00
Stazione Leopolda di Firenze | IT
ispirato a Il libro dell’inquietudine
di Fernando Pessoa
Stamattina un altro ha indossato il mio abito, è uscito di casa e ha preso il mio posto nel mondo. Io sono uscito dalla mia unica finestra, una finestra che dà sull’inizio della stelle. Così sono stato un altro, per un po’ di tempo. Mi sono smarrito per le strade della città mentre la mia casa e la mia vita erano abitate da un altro, a me sconosciuto. Ora dopo ora, giorno dopo giorno, in mezzo alla moltitudine, è affiorata alla mia coscienza la consapevolezza di essere vissuto sempre travestito da un’altra persona, di aver sofferto e gioito come può farlo qualcuno che non conosco. È stato solo un attimo, e mi sono visto.
Abito, ispirato a Il libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa, è la semplice storia di un uomo qualunque, uno di noi, che, invece di indossare la sua vita d’ordinanza, esce dalla finestra della propria casa e si perde per le strade del suo mondo quotidiano che non riconosce e che non lo riconosce. Che cosa sta cercando? Si “salverà”? È nella potenzialità dell’uomo la possibilità di perdersi per cercare un senso alla nostra esistenza oltre la vita quotidiana, senza rincorrere fantasmi o immaginare religioni?
Dopo alcuni anni di convivenza con un libro di per sé intraducibile sulla scena, se non con un dichiarato tradimento, Abito è divenuto un omaggio necessario a quel grande poeta e scrittore portoghese che sembra sempre più nostro contemporaneo a mano a mano che le sue opere (e quelle dei suoi eteronimi) sono riscoperte e pubblicate dagli studiosi. La Lisbona di un piccolo impiegato impegnato a tradurre lettere commerciali per una ditta di spedizioni risuona delle musiche e dei canti di questo spettacolo, musiche e canti che si mescolano all’indaffarato via vai di dodici biciclette che rendono vivo e continuamente mobile lo spazio dell’azione. Insieme ad Anna Stigsgaard, abbiamo affiancato ai quattro interpreti della Compagnia Laboratorio, undici giovani attori per dare corpo, tutti insieme, all’universo del nostro racconto. Un piccolo universo che prende vita in un grande spazio scenico che è, a ben vedere, la nostra Lisbona quotidiana.
Roberto Bacci
Mi sono affacciato alla finestra altissima sulla strada che ho guardato senza vederla. L’intera mia vita, i miei ricordi, la mia immaginazione e ciò che essa contiene, la mia personalità: tutto mi si evapora. Continuamente sento che sono stato altro, che ho sentito altro, che ho pensato altro. È stato solo un attimo, e mi sono visto.
Fernando Pessoa