2 Ottobre 2020 21:00
Teatro Studio Mila Pieralli Scandicci | IT
Performance/Installazione
di Enzo Cosimi
La creazione di natura coreografica/performativa e installativa nasce da una indagine e da una riflessione sui temi della marginalità sociale, sulla figura dell’homeless e sulla sua regale solitudine nella società contemporanea.
Il lavoro, sviluppatosi attraverso studi precedenti, a Firenze è realizzato in collaborazione con Associazioni di persone senza fissa dimora, un mondo sotterraneo, abitato da figure borderline che scelgono o si trovano a vivere drammaticamente ai bordi della società odierna.
L’esperienza di vita degli homeless rappresenta il fulcro drammaturgico del lavoro, ispirato dall’opera di Joseph Beuys.
Il progetto vede la collaborazione per i costumi del fashion designer Antonio Marras, tra i più interessanti e innovativi stilisti del design contemporaneo.
Una sfilata visionaria, video ritratti di persone senza fissa dimora nei loro luoghi di vita, diventano un tableau vivant, un unico piano sequenza che prende le sembianze di un racconto fiabesco immerso in una inquietudine sospesa e rarefatta. In questo modo, la sensibilità contemporanea “sporca” l’aurea intoccabile del Principe – homeless, attraverso uno sguardo allo stesso tempo estetico e socio-politico, realizzando una coreografia politica, scevra da comune retorica.
Nell’ambito di Fabbrica Europa il progetto è realizzato in collaborazione con Caritas Diocesana di Firenze e Culter.
Cosimi, eccellente coreografo ha il dono di scansare ogni retorica. […] ha regalato loro (gli homeless) il segreto del movimento minimale e della presenza scenica: un quid che dall’emarginazione vera e non truffaldina, dalla solitudine assoluta, lascia trapelare il tratto di una inaspettata regalità.
Marinella Guatterini, Il Sole 24 Ore
[…] Brevi istanti di umanità condivisa, un tempo per essere visti, anche per chi sta più spesso ai margini, per mostrarsi fuori da pregiudizi […] ha creato una storia comune, fatta di scambio reale e senza retorica.
Roberta Sanna, La Nuova Sardegna
È un miracolo che sconvolge il contesto della rappresentazione spettacolare, come un rito contemporaneo, dove un’orizzontalità tra la scena e gli spettatori crea un’unica dimensione evenemenziale. All’interno del quale, però, non c’è redenzione per lo spettatore. É il grido di battaglia di guerrieri senza armi, se non il proprio corpo quale opera, per “mutare il trauma in potere”. Per un’ora soltanto, per lasciare un segno.
Angela Bozzaotra, Nucleo Artzine
[…] Quarantacinque minuti che disarmano lo spettatore, portandolo a riflettere sul proprio sguardo.
Francesca Pedroni, Il Manifesto