6 Maggio 2011 - 7 Maggio 2011 21:00
Stazione Leopolda di Firenze | IT
‘Gnosis’ è la parola greca che significa conoscenza.
Indica una conoscenza empirica spirituale diretta e una conoscenza intuitiva, mistica, piuttosto che una riflessione razionale o ragionata.
Negli ultimi anni la fascinazione per i fenomeni ritualistici, in particolare quello della trance, ha profondamente influenzato la ricerca coreografica di Vincenzo Carta.
Questo interesse per il rituale è dettato dalla necessità di dissotterrare le radici della danza, riscoprendola come forma primaria di espressione e di interazione sociale.
Attraverso l’esperienza e la percezione il corpo crea una mappa della realtà che permette di comprendere il mondo che ci circonda sia a livello materiale che immateriale. La danza è dunque una chiave per esplorare l’essenza dell’esperienza umana.
In questo nuovo lavoro la danza diventa espressione dell’indissolubilità e della totalità dell’essere.
I corpi dei danzatori, comportandosi come parti di un’unica entità, divengono organi di un corpo collettivo, e il movimento, in costante divenire, è concepito spazialmente per produrre una visione caleidoscopica della coreografia.
Le azioni fisiche hanno come obiettivo anche quello di condurre i danzatori attraverso stati di coscienza diversi, monitorati in tempo reale. Durante la performance sul cuoio capelluto di ciascun danzatore verranno applicati una serie di elettrodi EEG che misureranno l’attività cerebrale locale. I segnali emessi verranno convogliati nell’hardware/software sviluppato da Ongakuaw, creando un’entità virtuale che riassumerà lo stato psichico distribuito tra i quattro danzatori, una sorta di cervello collettivo.
Questo cervello collettivo controllerà la generazione del suono e il flusso della luce e influenzerà, attraverso un processo di feedback, la composizione coreografica e lo stato di trance dei danzatori. Le emozioni governeranno suono e luce, e al contempo suono e luce ritrasmetteranno emozioni.
Lo spettatore si troverà così immerso in un universo in cui il solo riferimento spaziale sarà la relazione tra i danzatori, un universo popolato dai suoni delle loro emozioni.