17 Maggio 2009 20:00
Stazione Leopolda di Firenze | IT
Questi tre lavori sono stati concepiti, più che per consequenzialità, per assonanza stilistica. Sono opere apparentemente prive di drammaturgia dove l’unicità strutturale del corpo si dichiara essa stessa drammaturgica. Semplificando potremmo dire che Vivido ha un portamento cinematografico, Trillo pittorico-cinetico e Brillo scultoreo-pop.
Negli ultimi lavori avevo indagato il corpo scultoreo e iconografico prima e, successivamente, il corpo come strumento culturale, analizzandone le connessioni e la struttura. Mi interessava entrare nella logica del movimento dettato dai condizionamenti della postura occidentale e delle raffigurazioni artistiche provenienti dalla storia dell’arte, per rappresentare il movimento come passaggio da una posa a un’altra, come una successione di frames.
In Vivido, Trillo e Brillo la ricerca sul movimento è mossa dalla ricerca di rappresentare, attraverso la dinamica delle connessioni interne, passaggi di impulsi e riorganizzazioni dello scheletro e del peso, in un corpo che trova la possibilità di movimento grazie a spinte emotive e processi di costruzione basati sulla ripetizione e la sorpresa intesa come accadimento improvviso.
Lo spazio in questi lavori è preso in considerazione come luogo di apparizione, nudo, che prescinde dalla propria funzione. Lo spazio è dunque avulso dalla priorità funzionale di supporto.
La luce, semplicemente, determina la possibilità di rappresentazione e la visione cruda della partitura fisica.
Luisa Cortesi