21 Settembre 2022 19:00
PARC Performing Arts Research Centre Firenze | IT
Della malva è ben noto il fiore che dà nome al colore. Meno appariscente è il suo frutto verde, nutriente, tondo e schiacciato: il panimundu, “pane del mondo”.
Panimundu si dispiega come una pratica coreografica dove spazialità, sensazioni, senso articolare e energia si modulano attraverso una serie di ripetizioni che divengono possibili solo con l’emergere di uno scarto rispetto all’azione, all’attimo che si è appena esaurito. Questo scarto, spesso minimo, segna una svolta, per quanto lieve, nelle relazioni tra le performer e con chi partecipa dell’evento.
La prossimità tra le interpreti non è mai affettata né diviene uno spettacolare (se non reazionario, di questi tempi) contatto-a-tutti-i-costi. Le relazioni rimangono in atto, visibili in quel moltiplicarsi di dettagli che è dono del senso del tempo compositivo di Pietro Pireddu con Carolina Amoretti, Chiara Casiraghi, Giulia Gilera e il compositore Spartaco Cortesi («Se ci fosse più tempo i dettagli si moltiplicherebbero, ma guardando di sfuggita molto sfugge», ci ricorda in Geografie Antonella Anedda, come Pireddu di origini sarde).
Partecipare dell’effetto-panimundu è fare esperienza di un oggi intempestivo, di un tempo anticlimatico, senza quelle angosce o accelerazioni pandemiche alle quali la ricerca coreografica di Panimundu ha saputo resistere.
– Melissa Melpignano, ricercatrice e studiosa di danza e arti performative