“Ho voluto pormi la sfida di spogliare fino in fondo le cose e, prendendo il movimento come punto di partenza, capire cosa può fare la sola astrazione. Non ho voluto però fare qualcosa di freddo e analitico perché credo sempre fortemente nel potere del teatro di comunicare al pubblico.
Ho cominciato a osservare i modelli energici presenti in natura e i simboli alchemici che oggi hanno perso il loro significato ma che sono ancora carichi di un senso innato.
Attraverso il movimento abbiamo provato a trasferire nel corpo questi simboli e a riempirli di umana intensità.”
Cinque danzatori svelano simultaneamente e in modo straordinario un paesaggio pieno di energia, un terreno carico di possibilità. Le loro azioni sono manifestazioni di fenomeni travolgenti, invisibili ma sempre attivi.
Violet è una discesa vorticosa in un gorgo, un turbinio di forme energetiche e di sculture cinetiche piene di dettagli, accompagnate dalla musica elettronica e dalle percussioni live di Brendan Dougherty.
Affascinata da fenomeni naturali come gli tsunami e i tornado per l’energia che sprigionano e per la relazione che creano con l’ambiente, non sorprende che la coreografa abbia dato alla sua creazione il nome dell’ultimo colore dell’arcobaleno, quello che segna il passaggio verso lo sconosciuto, l’invisibile.
Dopo un periodo di contaminazioni con altre forme d’arte, Meg Stuart torna al movimento come motore primario del suo lavoro, unendo alla coreografia l’alchimia dei sensi.
Forse il pezzo più astratto della sua lunga carriera, Violet porta il segno inconfondibile della sua ricerca, un’arte che si focalizza su una fragile ‘condition humaine’ nel suo intenso apparire.
Coreografa e danzatrice americana, Meg Stuart vive e lavora tra Berlino e Bruxelles. Dopo aver completato la sua formazione a New York, a seguito di un invito del festival Klapstuk di Leuven, nel 1991crea Disfigure Study che lancia la sua carriera coreografica in Europa. Tre anni dopo fonda la sua compagnia Damaged Goods con cui ha realizzato più di trenta produzioni tra soli, coreografie su larga scala, creazioni site specific e progetti di improvvisazione. Nel 2008 Meg Stuart ha ottenuto il Bessie Award per l’insieme del suo lavoro e il Flemish Culture Award nella categoria performing arts, e nel 2012 viene è stata insignita del Konrad-Wolf-Preis dall’Akademie der Künste di Berlino.
Negli anni ha collaborato con molti artisti, tra cui Philipp Gehmacher, Doris Dziersk, Ann Hamilton, Claudia Hill, Benoît Lachambre e Hahn Rowe. Con Damaged Goods sta collaborando con il Kaaitheater di Bruxelles e l’HAU Hebbel am Ufer di Berlino.
coreografia: Meg Stuart
creato con: Alexander Baczynski-Jenkins, Varinia Canto Vila,
Adam Linder, Kotomi Nishiwaki, Roger Sala Reyner
interpretato da: Marcio Kerber Canabarro, Varinia Canto Vila,
Renan Martins de Oliveira, Kotomi Nishiwaki, Roger Sala Reyner
musica live: Brendan Dougherty
drammaturgia: Myriam Van Imschoot
scenografia: Janina Audick – disegno luci: Jan Maertens – costumi: Nina Kroschinske
direttore tecnico: Oliver Houttekiet – tecnico del suono: Roy Carroll
responsabile di produzione: Eline Verzelen – tour manager: Annabel Heyse
assistente scenografia: Julia Kneusels – assistente costumi: Nina Witkiewicz
assistente di produzione: Mira Moschallski
ringraziamenti: Ulrike Bodammer, Eric Andrew Green, Claudia Hill, Leyla Postalcioglu, Anna-Luise Recke, Annegret Riediger, Jozef Wouters
produzione: Damaged Goods, Bruxelles
coproduzione: PACT Zollverein, Essen; Festival d’Avignon; Festival d’Automne à Paris; Les Spectacles vivants – Centre Pompidou, Parigi; La Bâtie-Festival de Genève, Ginevra; Kaaitheater, Bruxelles
in collaborazione con: RADIALSYSTEM V e Uferstudios, Berlino
con il sostegno speciale di: Hauptstadtkulturfonds, Berlino
Meg Stuart & Damaged Goods sono sostenuti da: Flemish authorities e Flemish Community Commission
[foto: Tine Declerck]