6 Maggio 2009 - 8 Maggio 2009 19:00
Stazione Leopolda di Firenze | IT
La pinacoteca di Eumolpo – primo capitolo
Il Satyricon di Petronio è una delle opere capitali della classicità latina; in quello che ci resta del gran romanzo, che ci è giunto incompiuto, corre la raffigurazione di una quotidianità che parte e torna alla Suburra, a un luogo che è tanto della mente come del corpo, dove attrazione e desideri esplodono furenti, nel momento in cui tutti hanno necessità di soddisfare bisogni primari: sesso, fame, sonno. I giovani protagonisti, Encolpio, Ascilto e Gitone attraversano l’instabilità di una società in evoluzione di cui non percepiscono coscientemente le trasformazioni se non grazie all’inquietudine delle loro avventure e del loro cercare.
Per il misterioso autore di questo capolavoro, la tradizione ha voluto affermare l’appellativo di “arbiter”, arbitro della ricerca stilistica, in primo luogo, come anche, per altri, dell’eleganza del vestiario. In primo luogo il termine sembra alludere alla capacità mirabile di organizzare il caos degli impulsi vitali, in una vita che cambia continuamente di segno e di senso, dove i ricchi diventano rapidamente poveri e i potenti perdono tutto in una tempesta, come accade al tremendo pirata Lica, che dopo aver terrorizzato il Mediterraneo, si ritrova annegato tra i rottami della nave che rappresentava la sua potenza. Alla cena di Trimalcione, come sulla nave degli schiavi o nella notte satura di inganni della vista e del cuore di un bordello, corre infatti un tema unico: la centralità dell’arte. La narrazione si presenta infatti come rimedio salvifico per i mali di un’esistenza cruenta, dove non viene mai meno l’istinto. La matrona di Efeso, nella storia più celebre, non esita a cedere il cadavere del proprio marito per salvare il bel soldato che si è distratto per lei dalla guardia al patibolo di un impiccato. In quel suo gesto sta il senso primo di questo testo, che celebra l’istinto della creazione come arma per descrivere il mondo e tenerlo a bada.
Il “primo capitolo” di questo progetto scenico è dedicato all’episodio della Pinacoteca, con un testo di Antonio Tarantino e un prologo di Luca Scarlini; un’esposizione di immagini in cui il giovane protagonista Encolpio, inconsolabile per l’assenza del suo amato Gitone, si reca al museo come la protagonista di Vestito per uccidere di Brian De Palma, per trovare una pausa al proprio penare e qui incontra Eumolpo, il poeta, portavoce del pensiero dell’autore, interpretato da Massimo Verdastro. Le opere che i personaggi vedono sono ritratti video di partecipanti al progetto, che prendono il rilievo dei meravigliosi pinakes che adornavano le mummie del Fayyum, strepitosa sequenza di frammenti rubati alla vita, istanti in diretta dagli ultimi anni dell’Impero, che furono a lungo affidati alle sabbie del tempo.
Luca Scarlini e Massimo Verdastro