Emergenze!

Vetrina di giovani danzautori

18 Maggio 2013 21:00

Teatro Cantiere Florida di Firenze | IT


INFO
Biglietti
intero 15 €
ridotto 12 €
speciale 10 €

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Claudio Malangone / Borderline danza
BRAINSTORMING STUDIO N°2 (30 min)

concept, coreografia, regia: Claudio Malangone
autori/interpreti: Vincenzo Capasso, Claudio Malangone
musiche: Dario Casillo, J.S. Bach
video: Ugo Petillo
disegno luci: Francesco Ferrigno
testi: Federica Bruno, Cesare d’Arco, Marco Di Gregorio, Cristina Mazzaccaro
produzione: Borderline Danza 2012
con il sostegno di MIBAC, Regione Campania

In uno spazio-tempo indefinito due danzatori viaggiano in instabile equilibrio tra la luminosità e il suo contrario, il movimento e la quiete, il suono e il silenzio, la presenza e l’assenza. Due danzatori all’unisono, non semplicemente sincroni, ma capaci di intrecciare infinite variazioni sullo stesso movimento, di rompere e ritrovare continuamente le simmetrie, di apparire l’uno e il suo doppio, di perdersi l’uno nell’altro tra competizione e sensualità.

 

David&theDreamers
MULTI.IMPLICATIONS (20 min)

di Collettivo David&theDreamers
con Elita Cannata, Veronica Cornacchini, Marta Capaccioli
visual arts: David Hartono
musica: Francis Ciborio

Multi.implications è uno studio multimediale sull’identità, è una prima indagine sull’immagine di noi stessi, un guardarsi dall’esterno in un caleidoscopico labirinto di specchi che ci suggerisce chi siamo e chi dovremmo o vorremmo essere.
Un affollato universo di identità uguali e diverse da se stesse.
Un viaggio che parte da una vana certezza sull’identità alla quale ci troviamo appesi, aggrappati.
Somigliamo davvero all’immagine che abbiamo di noi? E all’immagine che gli altri hanno di noi? Quant’è grande la distanza dalla realtà? Sappiamo davvero chi siamo? Abbiamo paura di saperlo?
Multi.implications è un lavoro di ricerca che parte da una sfera più intima fino a estendersi a una dimensione più sociale, interrogandosi se davvero viviamo in una società che ha bisogno di riconoscerci in una determinata forma e dicitura.

 

Silvia Mai
RAKU (18 min)

di e con Silvia Mai
voce: Chiara orefice
disegno luci: Enrico Fabris
vincitore del Premio GD’A Veneto 2012
con il sostegno di Teatro Fondamenta Nuove, Venezia

Percepisco in ogni momento di danza un luogo preciso, privilegiato dove osservare, ascoltare ciò che accade; l’atto del “ricevere” è fondante: dare spazio al cambiamento. In questo lavoro, ho inteso affondare la riflessione sullo spazio, il luogo fisico che accoglie la danza, e lo spazio che muove la danza, dirigendo l’attenzione anche sulla dimensione del suono: ogni luogo è anche un paesaggio sonoro entro cui si spiega l’azione e ogni gesto produce il suono che lo sostiene, udibile o non udibile; è presente, qualità interna della materia. Ogni variabile, oggetto, luce, suono entra a far parte della danza, informa e riedifica. Nello spostamento dei rapporti cambiano la percezione e la qualità dell’azione.

 

Eleonora Chiocchini
FRAGILEFRANA (ESTRATTI) (20 min)

di Eleonora Chiocchini
con Eleonora Chiocchini, Daria Menichetti, Chiara Michelini
luci: Andrea Margarolo
consulenza musicale: Luciano Zampar
scene: Lucia Ortiz Oshiro, Mario Sirchio
costumi: Franca Di Lorenzo, Rita Petrone
video: GDeSIGN di Gilles Dubroca
coproduzione Sosta Palmizi, Fondazione Fabbrica Europa, E45 Napoli Fringe Festival, con il sostegno di Comune di Arezzo, Associazione Dance Gallery, Teatro San Materno di Ascona
progetto vincitore dell’E45 Napoli Fringe Festival verso il 2013 e del bando Created in Umbria

Fragilefrana mette in scena racconti residui di un romanzo non scritto. Una narrazione per immagini che si manifesta in uno spazio-tempo non lineare dove figure soggette a processi di sgretolamento e dissesto appaiono, scompaiono, tessono relazioni invisibili, si fanno eco una dell’altra per disegnare un mondo che esiste appeso alla terra forse solo all’ombra delle nostre palpebre abbassate. L’attenzione è rivolta alle possibilità di esistenza tra le crepe. Veicolo di questa esistenza è il corpo incarnato in personaggi rotti, forti della loro fragilità. Corpi fatti franare dall’esterno e frana essi stessi, materiali di accumulo depositati e ancora legati alla loro “nicchia di distacco”. Provare a non rimettere subito in ordine. Provare a non ricostruire ciò che c’era. Lasciarsi franare, chiudere gli occhi in mezzo al frastuono e alla calca per fermarsi a considerare quello che stiamo vedendo e vivendo.

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