19 Maggio 2009 - 20 Maggio 2009 21:30
Stazione Leopolda di Firenze | IT
Sclavi/The song of an emigrant è basato sulla ricerca che il gruppo teatrale Farm in the Cave ha svolto nei villaggi della Slovacchia dell’Est. La pièce trae spunto dagli antichi canti ruteni e slovacchi, dalle lettere degli emigrati slovacchi e dalla storia di Josef, protagonista del romanzo Hordubal dello scrittore ceco Karol Capek.
Dopo diversi anni un anonimo lavoratore migrante dall’America ritorna nel suo villaggio in Slovacchia. Ma per lui non c’è più posto, è stato rimpiazzato.
I suoi sforzi di riempire la lacuna immaginaria del “qui e ora” si fondono con la memoria dei tentativi di integrarsi nella comunità di “laggiù”. L’incapacità di vivere appieno nel proprio presente e la “vita vacua” come condizione dell’emigrato, non significa soltanto una vita senza diritti sociali e senza identità, ridotta solo ai meri bisogni materiali, ma significa soprattutto una vita privata dell’anima, senza nessuna rete di relazioni.
La parola latina sclavi ha doppia valenza: significa “slavi” e “schiavi” allo stesso tempo. Gli slavi infatti, anche nel mondo d’oggi, continuano a rimanere una manodopera a basso costo.
La performance è carica di ritmo febbrile, le melodie dei canti polifonici popolari si incrociano con la cruda azione fisica. Farm in the Cave, compagnia multietnica (nazionalità ceca, slovacca, polacca, ucraina e serba), con una necessaria dose di autoironia accentua il gap tra le idee filo-slave e la vera realtà degli slavi nell’Europa di oggi.