Ivona

T.R.I.P.O.F.O.B.I.A

26 Agosto 2022 20:00

Galleria Continua di San Simignano | IT


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Tripofobia: la paura dei buchi, o meglio, di tutte quelle piccole figure geometriche che vicine tra loro creano dei piccoli fori. Un gioco di immagini basate su accostamenti che si ripetono tridimensionalmente e che provocano un senso di disgusto e repellenza; l’allarme si scatena grazie a un codice intrinseco, elaborato nei secoli dai nostri antenati, che salvaguarda il fobico dal pericolo di essere contagiato da forme parassitarie o di essere ferito da animali velenosi come ad esempio i serpenti.
Ansia, angoscia, paura, mille nomi per un’unica dimensione esistenziale: quella di temere di perdere il controllo sul mondo, sul nostro corpo, sull’altro. Essere turbati da questo genere di cose può sembrare bizzarro per chi, come noi, trova affascinante un alveare strabordante di cunicoli. Ma nel momento in cui ci si imbatte in determinate immagini esemplificative della tripofobia, è inevitabile provare un leggero disagio.
Il mezzo tramite il quale si dà forma a uno scheletro tripofobico è la geometria, che solo grazie al contributo immaginativo della mente umana diventa un varco attivo di paura e di angoscia, riflettendo le insicurezze e le paranoie dell’uomo, spazi senza fondo, dove ogni consapevolezza cade vertiginosamente. Si perde la lucidità e gli occhi si chiudono. Sfidare una paura non è un gioco facile. Anzi, sembra che stare al gioco implichi piuttosto l’accettare di non giocare affatto.

Con T.R.I.P.O.F.O.B.I.A noi scegliamo di accettare la sfida e di prenderci gioco di lei, trasformandoci in veri e propri parassiti che si insinuano nelle sue gallerie. Siamo due corpi che si incanalano negli schemi ai quali questa fobia fa riferimento. Muovendosi con forme geometriche alternate e precise, ci districhiamo tra i cunicoli bui e privi di aria, accompagnati da elementi “altri” da noi. Investighiamo il dualismo tra equilibrio e disequilibrio, passivo e attivo, consapevole e inconsapevole. Ma soprattutto il paradosso dell’irrazionalità della paura umana. La paura dovrebbe derivare da una sensazione di pericolo, e allora, perché temere piccoli fori innocui? Perché temere l’aereo e non l’automobile? Quando sappiamo scientificamente che il pericolo è significativamente più alto su un’automobile. Perché temere di scendere in cantina per prendere un cartone di latte? Cosa succede nel nostro cervello umano così sviluppato e come lo affrontiamo? Realizziamo razionalmente che non c’è la necessità oggettiva di avere paura? O creiamo meccanismi di “coping” (difesa) ancora più irrazionali per farci sentire in pace e sopravvivere un altro giorno al mostro della cantina?

 

coreografia: Pablo Girolami
interpreti: Pablo Girolami, Guilherme Leal
musica: Max Richter
con il supporto di KOMM TANZ Teatro Cartiera, Progetto residenza Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto, Festival Fuori programma, Romaeuropa Festival
con il contributo di ResiDance XL – Luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche/Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore coordinata da L’arboreto – Teatro Dimora; Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt)
Premio miglior coreografia – Certamen Coreográfico del Distrito de Tetuán – Madrid
Primo premio e premio del pubblico – Linkage Choreography competition – Sofia
Premio del pubblico – RIDCC – Rotterdam

 

[foto: Beatrix Molnar, dettaglio]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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