Percorso East Asia – Forma e tradizione

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Tutte le discipline artistiche si sviluppano in maniera complessa, spinte da forze contrastanti e opposte, in una progressione irregolare la cui traiettoria può essere spiegata solo a posteriori.
Tra queste forze, la tensione tra innovazione e conservazione è un motivo ricorrente, dinamica al cui centro si trova la “Tradizione”: ciò che agli artisti è stato tramandato e che dovrebbero trasmettere; ma anche ciò di cui vogliono liberarsi, smantellare, demolire, riscoprire, reinterpretare, reinventare. Nel contesto della danza, è principalmente la “Forma” (anziché il “Contenuto”) a fungere da mezzo di trasmissione.
L’atteggiamento ambivalente rispetto a Tradizione e Forma presenta caratteristiche diverse in contesti (geograficamente, culturalmente, storicamente) diversi. Una stessa generazione di coreografi può ribellarsi alla Tradizione per motivi precisi in un dato momento, per poi invertire rotta e atteggiamento più avanti nella propria carriera. Coreografi di una specifica zona o background culturale possono difendere strenuamente una certa Forma per questioni identitarie, mentre altri possono sentirsi schiacciati o ostacolati da quella stessa forma.

Il percorso East Asia è nato dalla collaborazione con cinque aree dell’Asia orientale: Cina, Hong Kong, India, Macao, Singapore e ha coinvolto sette artisti diversi per background e formazione: Francesca Foscarini, Giovanfrancesco Giannini (Italia), Er Gao (Cina), Noel Pong (Hong Kong), Anindita Gosh (India), Albert Garcia (Macao), Jereh Leung (Singapore), seguiti da Fabrizio Massini e Giulia Poli (operatori junior) e da Antonella Cirigliano (Lis Lab / CROSS), Simonetta Pusceddu (Tersicorea / Med’Arte / Cortoindanza) e Maurizia Settembri (Fabbrica Europa).
A causa della pandemia e del conseguente blocco della mobilità, l’intero programma è stato rimodulato per poter essere svolto attraverso sessioni di lavoro online. Pur mantenendo le finalità originali, tempistiche, modalità e contenuti sono stati modificati in funzione di un lavoro da poter intraprendere a distanza.

Il percorso si è incentrato su due concetti chiave: Tradizione e Forma. I due termini sono stati scelti come punto di partenza di un itinerario comune, i primi due vocaboli di un “lessico condiviso” tramite il quale conoscersi, comunicare in maniera chiara, riflettere su differenze e punti in comune e gettare le basi per i futuri progetti di co-creazione.

Questa prima fase si è quindi articolata in due sessioni plenarie di apertura e chiusura lavori seguite da tutti i partecipanti al progetto (artisti, tutor, partner), sei sessioni di lavoro tra artisti e operatori junior e una fase di creazione di una video-coreografia collettiva.

Le sessioni di lavoro sono state organizzate con questa struttura:
– presentazioni personali: ogni artista ha avuto l’occasione di presentare il proprio percorso artistico nella forma prescelta. Prima della presentazione ogni partecipante ha inviato una selezione di materiale video, in modo che il gruppo potesse visionarlo autonomamente in preparazione della sessione. Le presentazioni hanno svolto una doppia funzione: in primo luogo, hanno dato ad ogni partecipante un’idea approfondita sulla ricerca e sul percorso artistico degli altri artisti; in secondo luogo, ogni partecipante ha imparato a descrivere il proprio percorso in maniera concisa ed esaustiva (aspetto fondamentale in un gruppo così diversificato per culture, percorsi, contesti, condizioni di lavoro, etc).
– warm-up: ogni artista ha guidato il gruppo in un riscaldamento fisico di 10 minuti, compatibilmente con lo spazio che aveva a disposizione. Questa modalità di lavoro ha permesso a ogni partecipante di condividere il proprio approccio alla danza in maniera pratica e diretta. L’utilizzo del corpo in una situazione di esercizio collettivo, fisico seppure mediato dal dispositivo tecnologico, ha aperto la discussione su una pluralità di questioni fondamentali in questo momento storico.
– discussione di temi selezionati: il tutor junior ha messo a disposizione una varietà di materiali (articoli, saggi, podcast) su alcuni temi chiave: creazione e sviluppo dei processi creativi; ruolo delle nuove tecnologie; scambio interculturale; teorie estetiche contemporanee. Il materiale è stato inviato in anticipo, in modo da lasciare il tempo ai partecipanti di poterlo elaborare prima di essere discusso collettivamente nella sessione successiva. I temi così introdotti non si sono esauriti in una sola sessione, ma sono andati a costituire una riserva di “temi trasversali” che hanno accompagnato tutto il processo.
– sessioni di feedback e discussione: ogni sessione ha compreso anche momenti di feedback e discussione collettivi in cui gli artisti hanno avuto modo di scambiarsi opinioni, riflessioni e commenti. Queste sessioni di feedback hanno permesso di stabilire un dialogo personale ma approfondito, superando il carattere generico dello “scambio di culture”, ma andando in profondità rispetto a questioni estremamente complesse e sfaccettate.

Come ulteriore momento di sperimentazione di collaborazione a distanza, mediata da dispositivi tecnologici, il gruppo di lavoro ha prodotto anche una video-coreografia collettiva. Al termine delle sessioni online a ogni artista è stato chiesto di elaborare una coreografia per un danzatore, della durata massima di 2 minuti. Dopo aver creato la propria coreografia, ogni artista l’ha insegnata a un secondo artista, e ha imparato la coreografia di un terzo artista. In questo modello “a catena” ogni artista ha danzato e filmato la coreografia composta da un altro partecipante. Tutte le registrazioni video sono poi state montate insieme e sono andate a formare in una composizione di 10 minuti. Questa video-coreografia collettiva, in cui l’autorialità diventa diffusa e condivisa fra i partecipanti, rappresenta un esperimento di co-creazione a distanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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