Percorso East – Innovazione e tecnologia

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Il percorso East ha visto impegnate, in questa prima fase, le danzatrici/coreografe italiane Stefania Tansini e Arabella Scalisi e la danzatrice indiana Anindita Gosh, insieme a Hemabharathy Palany e altri danzatori indiani e con la presenza di Jayachandram Palazhy (Attakkalari Centre for Movement Arts) come tutor, in un processo di scambio di riflessioni, immagini, campioni sonori e visivi, elementi di movimento e drammaturgici che andranno a formare uno storyboard e un moodboard per la futura co-creazione.

Il lavoro svolto online con Jaychandran Palazhy e i danzatori coinvolti nel progetto durante il percorso si è focalizzato sulla creazione di sequenze coreografiche a partire da ricordi personali emotivi, legati a sensazioni e stati d’animo di un luogo casalingo, intimo e personale.
Il lavoro svolto individualmente dalle due artiste italiane ha inoltre beneficiato dell’apporto di due tutor interni: Stefania Tansini è stata seguita da Luca Ricci (Kilowatt), Arabella Scalisi da Giuseppe Muscarello (Muxarte).
La linea guida iniziale è stata la contrapposizione e il dialogo che si possono creare tra uno spazio pubblico e all’aperto, e un luogo domestico, uno spazio interno e individuale. A questo si è unita anche una riflessione sui concetti di identità pubblica e privata e sul rapporto, in tempi di pandemia, tra distanza fisica e utilizzo dei nuovi media tecnologici.
Come poter rimanere dentro noi stessi e contemporaneamente aprirsi al mondo?
Come poter ‘embody’ ovvero mettere nel corpo l’esperienza e la memoria di un paesaggio, stando nella propria stanza?

L’unione di culture e background differenti ha creato un territorio d’indagine dove, semplicemente, persone diverse si incontrano e condividono la loro esperienza. Come ha affermato Jaychandran Palazhy durante una delle sessioni di lavoro “Le persone si ritrovano a vivere nello stesso palazzo, ma non si conoscono. Abitano lo stesso edificio e sono legate tra loro solo dalle circostanze, dalla situazione di essere e abitare nello stesso posto”.

Per la creazione delle sequenze coreografiche ogni artista ha scelto gesti, immagini, situazioni, a partire da varie fonti (fotografie, ricordi personali, quadri, ecc.) e le ha collegate tra loro. La composizione doveva tener conto della variazione delle dinamiche, dell’utilizzo dei livelli dello spazio, dell’energia del gesto. Una sorta di autoritratto che rifletteva alcune esperienze della vita di ciascuno, in un senso dinamico, fluido, denso e continuo. Le composizioni dovevano contenere il senso del viaggio. Un viaggio attraverso geometrie del corpo che riflettessero delle emozioni. Un percorso riflessivo e solitario, una struttura coreografica con un carattere legato alla persona.
Successivamente ogni artista ha mostrato e condiviso con gli altri la propria sequenza. Ciascuno ha studiato e imparato le sequenze degli altri, sotto il tutoraggio di Jaychandran Palazhy, che interveniva e modificava il materiale coreografico dove riteneva necessario.
Si è quindi creata un’unione di diverse esperienze, attraverso il movimento, una rete di movimenti e di sequenze, di geometrie e dinamiche, che aprono svariati immaginari.

La seconda fase del percorso che porterà alla co-creazione finale si svolgerà, se la situazione internazionale lo consentirà, nel 2021 con attività in presenza a Bangalore che si incentreranno, oltre che sulla dimensione coreografica, anche sulla parte di sperimentazione tecnologica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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