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Questo secondo percorso coinvolge un’area geografica connotata da civiltà millenarie, da una forte identità culturale e da tradizioni profondamente radicate nella società.
In questo periodo storico, in cui i processi di globalizzazione economica determinano profondi cambiamenti sociali e culturali, l’attaccamento all’identità culturale e alle tradizioni è spesso il tentativo di difesa attuato da ciascuna comunità per contenere gli effetti delle trasformazioni in corso. L’osservazione di tradizioni artistiche altre è una straordinaria opportunità per entrare in contatto con la ricchezza delle differenze in opposizione all’omologazione culturale.
Nella sua prima fase il percorso è nato dalla relazione con il Libano (Maqamat/BIPOD, Beirut) e si è concretizzato nell’incontro tra l’artista italiano Antonio Savoia e l’artista libanese Stephanie Kajal, seguiti da Giulio De Leo (Menhir) in qualità di tutor, e grazie alla collaborazione con Talos Festival (Ruvo di Puglia) e Teatro Pubblico Pugliese. A causa della pandemia da Covid-19 e dei disordini che stanno accompagnando la grave crisi politica, finanziaria e sociale del Libano, l’ingresso nel paese è stato finora impossibile e il percorso ha dovuto subire una rimodulazione in due fasi: dapprima una serie di sessioni di preparazione a distanza e successivamente un periodo di lavoro “ibrido”, con il tutor e l’artista italiano in presenza e l’artista libanese a distanza (online).
Nella prima fase a distanza gli artisti hanno avviato una riflessione sul Mediterraneo come luogo tradizionale di scambi e influenze, come universo culturale comune, come luogo naturale in cui la vita e la morte si accompagnano vorticosamente e come luogo di contrasto fra civiltà/inciviltà e natura. A partire dallo scambio di racconti sulle proprie tradizioni orali legate al mare e dalla condivisione di esperienze individuali, familiari e collettive, gli artisti hanno indirizzato la propria ricerca coreografica verso la ciclicità e sinuosità delle onde e lo studio della ripetizione come meccanismo coerente di generazione di movimento e senso.
Nella fase ibrida di lavoro l’Associazione Menhir ha allestito a Ruvo di Puglia una sala dotata di impianto audio, connessione internet, videoproiettore e schermo dove ha ospitato l’artista Antonio Savoia per consentirgli di tradurre in pratica il concept coreografico, dialogando con il tutor e sviluppando il dialogo corporeo con l’artista libanese non più nello spazio privato della sua abitazione, ma in uno spazio di creazione. L’artista libanese, dal canto suo, ha ricreato nella propria casa uno spazio neutro di lavoro. Queste due fasi sono state documentate con registrazioni online e in presenza che sono confluite in un video.
I due artisti hanno indagato il tema che si sono dati sia dal punto di vista di una profonda riflessione comune sia condividendo elementi di pratica corporea, trovando un’ottima intesa, e sono fortemente motivati a sviluppare la loro ricerca nei futuri incontri in presenza. Della realtà digitale frequentata in questo lungo periodo intendono conservare in scena il carattere indiretto e bidimensionale della relazione, lasciando quindi che l’esperienza della distanza e della separazione si sedimenti nella scrittura coreografica.